I Promessi Sposi

Promessi Sposi è un romanzo storico scritto da Alessandro Manzoni, considerato il romanzo più importante della produzione letteraria italiana prima dell’unità del paese. L’edizione definitiva dell’opera appare tra il 1840 e il 1842. Nel suo capolavoro Manzoni descrive, tra storia e finzione, le traversie amorose di Renzo e Lucia, che si svolgono sulla scena lombarda tra il 1628 e il 1630, quando la regione era sotto l’occupazione spagnola. L’importanza del romanzo è fondamentale anche per lo sviluppo e l’affermazione della lingua italiana, basata sul modello del toscano dell’uso.

Manzoni iniziò a dedicarsi alla scrittura di un romanzo a partire dall’autunno del 1821, ma la stesura vera e propria del Fermo e Lucia era iniziata il 24 aprile 1821, dopo aver letto l’Ivanhoe tradotto in francese. Nella quiete della sua villa di Brusuglio, Manzoni iniziò a scrivere il suo romanzo dopo aver quindi iniziato la lettura dei romanzi europei, specialmente inglesi, in quanto la letteratura italiana si era concentrata su altre tipologie di generi prosaici. Oltre a Walter Scott Manzoni, seguendo la metodologia già adottata per le tragedie, cominciò un vero e proprio lavoro di documentazione storica, basato sulla lettura della Historia patria di Giuseppe Ripamonti e dell’Economia e statistica di Melchiorre Gioia. In base alle postille lasciate dal Manzoni, la prima minuta del Fermo e Lucia (titolo suggerito dall’amico Ermes Visconti, come testimoniato in una lettera del 3 aprile 1822), consisteva in un foglio protocollo diviso in due colonne: a sinistra Manzoni scriveva il testo, mentre sulla destra riportava le correzioni. 

La seconda fase di stesura del romanzo, dovuta all’ultimazione dell’Adelchi e alla stesura del Cinque maggio, terminò il 17 novembre 1823 e il manoscritto fu edito nel 1825. Il passaggio dal Fermo e Lucia, la cui struttura narrativa risultava poco armonica a causa della divisione in tomi e di ampie parti narrative dedicate a suor Gertrude, a I promessi sposi fu alquanto travagliato per la ridefinizione dell’architettura dell’opera. Oltre al problema espositivo, Manzoni si accorse del linguaggio artificioso e letterario da lui usato, elemento non rispondente alle esigenze realistiche cui tendeva la sua poesia. Scegliendo il toscano come lingua colloquiale per i suoi personaggi, pubblicò la cosiddetta ventisettana (nome dato alla prima edizione de I promessi sposi) ma, consapevole della necessità di ascoltare direttamente l’eloquio di quella regione, decise di partire per Firenze.

Ambientato tra 1628 e il 1630 in Lombardia durante il dominio spagnolo, fu il primo esempio di romanzo storico della letteratura italiana. Il romanzo si basa su una rigorosa ricerca storica e gli episodi del XVII secolo, come ad esempio le vicende della monaca di Monza (Marianna de Leyva y Marino) e la Grande Peste del 1629–1631, si fondano su documenti d’archivio e cronache dell’epoca. Il romanzo di Manzoni viene considerato non solo una pietra miliare della letteratura italiana – in quanto è il primo romanzo moderno di questa tradizione letteraria – ma anche un passaggio fondamentale nella nascita stessa della lingua italiana.

La fase redazionale

La prima idea del romanzo risale al 24 aprile 1821, quando Manzoni cominciò la stesura del Fermo e Lucia, componendo in circa un mese e mezzo i primi due capitoli e la prima stesura dell’Introduzione. Interruppe però il lavoro per dedicarsi al compimento dell’Adelchi, al progetto poi accantonato della tragedia Spartaco e alla scrittura dell’ode Il cinque maggio. Dall’aprile del 1822 il Fermo e Lucia fu ripreso con maggiore lena e portato a termine il 17 settembre 1823: il Manzoni dichiarò, nella lettera all’amico Claude Fauriel del 9 novembre dello stesso anno, di aver portato a termine una nuova creazione letteraria caratterizzata dalla tendenza al vero storico. L’oggetto della vicenda fu offerto al Manzoni dalla lettura di alcuni manoscritti recanti episodi realmente accaduti (le minacce ad un curato di campagna per non far celebrare il matrimonio tra due giovani, per esempio) che saranno centrali per lo sviluppo della trama.

Il Fermo e Lucia non va considerato come laboratorio di scrittura utile a preparare il terreno al futuro romanzo, bensì come opera autonoma, dotata di una struttura interna coesa e del tutto indipendente dalle successive elaborazioni dell’autore. Rimasto per molti anni inedito (sarebbe stato pubblicato solo nel 1915, da Giuseppe Lesca, col titolo Gli sposi promessi), il Fermo e Lucia viene oggi guardato con grande interesse. Anche se la tessitura dell’opera è meno elaborata di quella de I promessi sposi, nei quattro tomi del Fermo e Lucia si ravvisa un romanzo irrisolto a causa delle scelte linguistiche dell’autore che, ancora lontano dalle preoccupazioni che preludono alla terza e ultima scrittura dell’opera, crea un tessuto verbale ricco, ove s’intrecciano e si alternano tracce di lingua letteraria, elementi dialettali, latinismi e prestiti di lingue straniere. Nella seconda Introduzione a Fermo e Lucia l’autore definì la lingua usata «un composto indigesto di frasi un po’ lombarde, un po’ toscane, un po’ francesi, un po’ anche latine; di frasi che non appartengono a nessuna di queste categorie, ma sono cavate per analogia e per estensione o dall’una o dall’altra di esse», definita anche come buona lingua. Oltre all’aspetto linguistico, che Manzoni maturerà per tutti gli anni ’20 e ’30 (fino alla stesura della Quarantana), il Fermo e Lucia differisce profondamente da I promessi sposi per la struttura narrativa più pesante, dominata dalla suddivisione in quattro tomi e dalla mancata scorrevolezza dell’intreccio narrativo, dovuta ai frequenti interventi dell’autore o alla narrazioni dettagliate delle vicende di alcuni protagonisti («una cooperativa di storie e “biografie”»), specie della Monaca di Monza.

L’Edizione del 1827

Differente per struttura narrativa, cornice, presentazione dei personaggi e uso della lingua è invece la prima edizione de I promessi sposi, rivisitata dal Manzoni grazie all’aiuto degli amici Ermes Visconti e Claude Fauriel. Questa stesura dell’opera (la cosiddetta ventisettana, che è la prima edizione a stampa) fu pubblicata da Manzoni nel 1827 (in tre tomi distinti tra il 1825 e 1827) con il titolo I promessi sposi, con l’aggiunta del sottotitolo storia milanese del sec. XVII, scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni, riscuotendo un notevole successo di pubblico. La struttura più equilibrata (quattro sezioni di estensione pressoché uguale), la decisa riduzione di quello che appariva un “romanzo nel romanzo”, ovvero la storia della monaca di Monza, la scelta di evitare il pittoresco e le tinte più fosche a favore di una rappresentazione più aderente al vero, sono i caratteri di questo che è in realtà un romanzo diverso da Fermo e Lucia

Oltre alla struttura linguistica, cambiano anche i nomi dei personaggi e, in alcuni casi, anche il loro carattere. Oltre a Fermo che diventa Renzo, il nobile Valeriano diventa definitivamente Don Ferrante, così come il Conte del Sagrato cambia il suo nome nel ben più celebre Innominato. In quest’ultimo caso, il personaggio cambia radicalmente: il Conte del Sagrato non possiede l’indole riflessiva, tragicamente esistenziale nel rimembrare le sue colpe, della sua controparte dell’Innominato. Il Conte del Sagrato, infatti, è «un killer d’alto rango, che delinque per lucro […] ha anche una tinteggiatura politica antispagnola», elementi non presenti nell’Innominato.

L’attenzione alla lingua

Linguisticamente, Manzoni abbandona il composto indigesto linguistico dell’edizione precedente per avvicinarsi al toscano in quanto è ritenuta dal Manzoni, per il suo lessico “pratico” utilizzato sia presso gli aristocratici che i popolani, la lingua più efficace per dare un tono realistico e concreto al suo romanzo. Manzoni, che in famiglia parlava o il francese (lingua della nobiltà e delle classi colte) o il dialetto milanese, tra il 1824 (ancor prima del termine della stesura) e il 1827 cercò di imparare il toscano attraverso strumenti linguistici, utilizzando il dizionario Cherubini (italiano-milanese) e il Grand dictionnaire français-italien di François d’Alberti de Villeneuve per la traduzione in italiano dei lemmi francesi. Non era tuttavia soddisfatto del risultato ottenuto, poiché il linguaggio dell’opera era ancora troppo debitore delle proprie origini lombarde, e quindi artificioso. Nello stesso 1827, si recò a Firenze, per “risciacquare – come disse – i panni in Arno” e sottoporre il romanzo ad un’ulteriore e più accurata revisione linguistica, affrancandola dal dialetto toscano in generale, e rendendola aderente al dialetto fiorentino, visto ancor più adatto al realismo che si prefiggeva. Una scelta destinata ad incidere profondamente nella nascita dell’italiano standard del neonato Regno d’Italia, grazie alla relazione che il Manzoni stesso inviò, nel 1868, al ministro per l’istruzione Broglio per l’insegnamento dell’italiano nelle scuole statali.

L’edizione del 1840

L’edizione definitiva de I promessi sposi, realizzata tra l’ottobre del 1840 e il novembre del 1842 con l’aggiunta in appendice della Storia della colonna infame, fu decisa sia per la volontà da parte dell’autore di rinnovare l’impianto stilistico e linguistico della ventisettana dopo l’esperienza fiorentina, sia per la spinta che Manzoni ricevette da parte della seconda moglie, Teresa Borri – grande ammiratrice dell’opera manzoniana -, e da quella dell’amico di lunga data Tommaso Grossi, i quali intravedevano numerosi introiti dalla nuova edizione. La revisione della seconda edizione, che essenzialmente differisce da quella del 1827 per la revisione linguistica dal toscano al fiorentino colto, vide il prezioso aiuto della fiorentina Emilia Luti, governante dei figli dello scrittore, con la quale mantenne un’intensa corrispondenza epistolare anche dopo che l’istitutrice lasciò i Manzoni per i Litta-Modigliani. Alcuni critici suggeriscono altresì che l’ormai ultracinquantenne Manzoni, distaccato da anni di inattività poetica, abbia deciso di smussare alcune espressioni troppo vicine alla sfera lirica.

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Il 5 Maggio

L’anno 1821 fu pregno di eventi significativi per la storia italiana ed europea: il 5 maggio moriva sull’Isola di Sant’Elena l’esiliato Napoleone Bonaparte, notizia che però giunse in Europa soltanto nel mese di luglio. Manzoni aveva letto della scomparsa dell’ex imperatore dei francesi, infatti, su di un articolo della Gazzetta di Milano del 17 luglio 1821, e ne rimase profondamente turbato: il nobile meneghino era affascinato dal titanismo, dal carisma e dal genio militare di Napoleone, e immediatamente si accinse a stendere un’ode che ne ripercorresse la vita. Fu così che, tra il 18 e il 20 luglio, Manzoni compose Il cinque maggio, in cui la grandezza di Napoleone non risiede nelle sue imprese terrene, quanto nell’aver compreso, attraverso le sofferenze dell’esilio, la vanità delle glorie passate e l’importanza assoluta della Salvezza.

Metro: Strofe geminate di settenari, rimati secondo lo schema abcbde fghgie. I versi dispari sono sdruccioli, quelli pari sono piani, l’ultimo è tronco

  1. Ei 1 fu. Siccome immobile,
  2. dato il mortal sospiro,
  3. stette la spoglia immemore 2
  4. orba di tanto spiro,
  5. così percossa, attonita
  6. la terra 3al nunzio sta,
  7. muta pensando all’ultima
  8. ora dell’uom fatale;
  9. né sa quando una simile
  10. orma di piè mortale
  11. la sua cruenta polvere 4
  12. a calpestar verrà.
  13. Lui folgorante in solio 5
  14. vide il mio genio 6 e tacque;
  15. quando, con vece assidua,
  16. cadde, risorse e giacque 7,
  17. di mille voci al sonito
  18. mista la sua non ha:
  19. vergin 8 di servo encomio
  20. e di codardo oltraggio,
  21. sorge or commosso al subito
  22. sparir di tanto raggio:
  23. e scioglie all’urna 9 un cantico 10
  24. che forse non morrà.
  25. Dall’Alpi alle Piramidi,
  26. dal Manzanarre al Reno 11,
  27. di quel securo 12 il fulmine
  28. tenea dietro al baleno;
  29. scoppiò da Scilla 13 al Tanai 14,
  30. dall’uno all’altro mar 15.
  31. Fu vera gloria? Ai posteri
  32. l’ardua sentenza 16: nui
  33. chiniam la fronte al Massimo
  34. Fattor 17, che volle in lui
  35. del creator suo spirito
  36. più vasta orma stampar.
  37. La procellosa e trepida 18
  38. gioia d’un gran disegno,
  39. l’ansia d’un cor che indocile
  40. serve 19, pensando al regno;
  41. e il giunge, e tiene un premio
  42. ch’era follia 20 sperar;
  43. tutto ei provò 21: la gloria
  44. maggior dopo il periglio,
  45. la fuga 22 e la vittoria,
  46. la reggia e il tristo esiglio 23:
  47. due volte nella polvere,
  48. due volte sull’altar.
  49. Ei si nomò 24: due secoli,
  50. l’un contro l’altro armato 25,
  51. sommessi a lui si volsero,
  52. come aspettando il fato;
  53. ei fe’ silenzio, ed arbitro
  54. s’assise in mezzo a lor.
  55. sparve, e i dì nell’ozio
  56. chiuse in sì breve sponda 26,
  57. segno d’immensa invidia
  58. e di pietà profonda,
  59. d’inestinguibil odio
  60. d’indomato amor 27.
  61. Come sul capo al naufrago
  62. l’onda s’avvolve e pesa,
  63. l’onda su cui del misero,
  64. alta pur dianzi e tesa,
  65. scorrea la vista a scernere
  66. prode remote invan 28;
  67. tal su quell’alma il cumulo
  68. delle memorie scese!
  69. Oh quante volte ai posteri
  70. narrar se stesso imprese,
  71. e sull’eterne 29 pagine
  72. cadde la stanca man!
  73. Oh quante volte, al tacito
  74. morir d’un giorno inerte,
  75. chinati i rai fulminei,
  76. le braccia al sen conserte,
  77. stette 30, e dei dì che furono
  78. l’assalse il sovvenir!
  79. E ripensò le mobili
  80. tende 31, e i percossi valli,
  81. e il lampo de’ manipoli,
  82. l’onda dei cavalli,
  83. e il concitato imperio,
  84. e il celere ubbidir 32.
  85. Ahi! forse a tanto strazio
  86. cadde lo spirto anelo,
  87. e disperò: ma valida
  88. venne una man dal cielo,
  89. e in più spirabil 33 aere
  90. pietosa il trasportò 34;
  91. e l’avviò, pei floridi
  92. sentier della speranza,
  93. ai campi eterni, al premio
  94. che i desideri avanza,
  95. dov’è silenzio e tenebre
  96. la gloria che passò.
  97. Bella Immortal 35! benefica
  98. fede ai trionfi avvezza!
  99. scrivi ancor questo, allegrati;
  100. ché più superba altezza
  101. al disonor del Golgota
  102. giammai non si chinò 36.
  103. Tu dalle stanche ceneri
  104. sperdi ogni ria 37 parola:
  105. il Dio che atterra e suscita,
  106. che affanna e che consola,
  107. sulla deserta coltrice
  108. accanto a lui posò 38.

Note

1. Ei: Per riferirsi a Napoleone Bonaparte (1769-1821), Manzoni sceglie volutamente un pronome personale di gusto solenne e letterario: da un lato, l’evento della morte del generale ed imperatore è così importante da non rendere neanche necessario specificare chi sia il soggetto, e dall’altro questa scelta stilistica permette di conferire al Cinque maggio un incipit severo ed ineluttabile

2 immemore: in questo termine si può vedere un’anticipazione di ciò che verrà detto dopo (dal v. 67 in poi, dove Manzoni appunto svilupperà il tema della memoria delle imprese napoleoniche e della solitudine del grande condottiero costretto all’esilio a Sant’Elena).

3 terrasineddoche (figura retorica che sostituisce un termine con un altro collegato al primo da un legame di quantità, come il contenente per il contenuto) con cui si allude all’intera umanità, esterefatta e basita per la morte di Napoleone.

4 cruenta polvere: il suo percorso, la sua vita legata alle battaglie e allo spargimento di sangue.

5 soliolatinismo per indicare il soglio imperiale, cui Napoleone arrivò con l’incoronazione del 2 dicembre 1804.

6 il mio genio: la mia poesia; è il soggetto della frase da cui dipendono i verbi “vide” e “tacque”. Genio è metonimia per poesia, ed è ripreso (con gusto neoclassico tipico del tempo) dal significato latino di ingenium (“talento, disposizione naturale, qualità”).

7 Con questi due versi il Manzoni vuole fare riferimento alla sconfitta di Lipsia del 1813, che causò la prima caduta dell’imperatore, alla successiva ripresa del potere nel cosiddetto periodo dei “Cento giorni” (20 marzo-8 luglio 1815) ed alla definitiva sconfitta di Waterloo il 18 giugno 1815.

8 Il soggetto di questa strofa è sempre “il mio genio” (v. 14), cioè la poesia di Manzoni.

9 urna: la tomba, con uso di un termine neoclassico (che ad esempio compare anche nel carme I sepolcri di Ugo Foscolo, vv. 1-3: “All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne | confortate di pianto è forse il sonno | della morte men duro?”).

10 cantico: già dalla scelta del termine traspare la linea di lettura dell’autore sulle vicende napoleniche: un senso alla sua mirabolante vicenda terrena, conclusasi nell’esilio e nella sconfitta, può essere dato solo dalla prospettiva trascendente della fede.

11 dal Manzanarre al Reno: sono due fiumi; il primo scorre vicino a Madrid, con riferimento quindi all’occupazione napoleonica della Spagna, il secondo scorre in Germania, dove Napoleone colse straordinari successi (si pensi alle battaglie di Ulm, nell’ottobre del 1805, e Jena, nell’ottobre dell’anno successivo).

12 securol’anticipazione mette in risalto il termine, che qui è legato ad una metafora che spiega come, nel trionfo di Napoleone, l’ideazione e la messa in atto dei piani di dominio si susseguissero immediatamente come il fulmine segue il tuono. Manzoni sottoliena così la genialità strategica e militare del generale francese.

13 Scilla: località vicino a Reggio Calabria, nei pressi dello stretto di Messina; sta ad indicare la grande espansione dell’impero napoleonico.

14 Tanai: è il Don, uno dei principali fiumi europei: scorre in Russia e sfocia nel Mar Nero.

15 dall’uno all’altro mar: anche questa espressione sta ad indicare l’estensione del potere regale di Napoleone.

16 I due versi del Cinque maggio, divenuti proverbiali, segnano il passaggio dalla rievocazione rapida delle imprese di Napoleone in terra all’interrogazione dubbiosa, da parte del poeta, sul senso e il significato, in una prospettiva universale, di eventi che hanno cambiato il mondo.

17 Massimo Fattor: l’introduzione del “Massimo Fattor” (cioè, di Dio) nel ragionamento di Manzoni indica che per il poeta il giudizio conclusivo sulla “vera gloria” (v. 31) di Napoleone Bonaparte non può affatto essere scollegato dal senso che questi eventi hanno all’interno del disegno provvidenziale di Dio, che attraverso di lui ha lasciato “più vasta orma” (v. 36) del suo operato.

18 Questa strofa è retta dalla proposizione “Tutto ei provò” (v. 43), che si trova all’inizio della strofa successiva.

19 l’ansia d’un cor che indocile | serve: cioè, l’animo combattivo di Napoleone si sottomette a fatica alle imposizioni della sorte o della volontà altrui, perché tende risolutamente a realizzare il proprio disegno.

20 follia: l’ascesa di Napoleone al potere imperiale doveva essere un disegno “folle” per le mille difficoltà della grandiosa impresa politico-militare, e suscitare passioni contrastanti (appunto “la procellosa e trepida gioia”, vv. 37-38).

21 Tutto ei provò: la rassegna degli eventi positivi o negativi del regno di Napoleone caratterizzano la strofe, costruita su fitte antitesi e parallelismi.

22 fuga: qui il riferimento è alla sconfitta della campagna di Russia del 1812 e alle successive di Lipsia(1813) e Waterloo (1815).

23 esiglio: il periodo in cui Napoleone fu esiliato prima sull’isola d’Elba (1814) e poi a Sant’Elena (1815). Il tema della successione di glorie e sconfitte per i potenti torna anche nell’Adelchi.

24 Ei si nomò: Napoleone si impose da sé un nome (oltre che il titolo di imperatore, incoronandosi da solo) e fu artefice del proprio destino. Convivono così nel personaggio la grandezza degli obiettivi imposti e raggiunti e la superbia di fronte a Dio per questi stessi risultati.

25 due secoli | l’un contro l’altro armato: il secolo XVIII e XIX cui Manzoni si riferisce sono contrapposti in quanto, schematicamente, il Settecento è il secolo della Rivoluzione francese e trionfo degli ideali illuministici mentre la prima parte dell’Ottocento si caratterizza per la “restaurazione” del potere aristocratico-nobiliare.

26 e i dì nell’ozio | chiuse in sì breve sponda: i giorni d’esilio di Napoleone potevano essere destinati solamente all’ozio forzato, in quanto recluso nella sperduta isola di Sant’Elena, in mezzo all’Oceano Atlantico.

27 Questi quattro versi enfatizzano e mettono in risalto una forte dicotomia tra due poli oppositivi espressi: “invidia – pietà | odio-amore”. Queste strutture sono presentate con struttura chiastica ai vv. 57-58 ed invece con un parallelismo ai due versi successivi (vv. 59-60).

28 invan: in questa strofa il termine “invan” può essere inteso in due modi differenti. La prima interpretazione può essere che il naufrago non riesce nemmeno a scorgere l’approdo; la seconda invece intende che lo strazio del naufrago aumenta quando egli, pur vedendo il porto (e la salvezza) capisce di non poterlo raggiungere.

29 eterne: imprese che non si potranno da dimenticare, ma anche imprese lunghissime a scriversi. Durante l’ultimo esilio, Emmanuel de las Cases raccolse effettivamente memorie ed opinioni di Napoleone nel Memoriale di Sant’Elena, che cominciò a circolare dopo la morte del generale.

30 stette: con questo verbo si vuole mettere in contrapposizione la velocità e la rapidità dei ricordi di Napoleone e la sua staticità fisica, quando riflette sul “sovvenir”, cioè il ricordo delle glorie e del potere.

31 mobili tende: gli accampamenti spostati in fretta da un campo di battaglia all’altro.

32 Questa strofa presenta una serie di azioni, tipiche di uno scontro di battaglia, elencate e rese incalzanti dalla congiunzione coordinativa “e”, posta sempre ad inizio del verso, e dal ritmo binariodella strofe.

33 spirabil: “respirabile, vitale”; è un latinismo.

34 La strofa esplicita la prospettiva di fede attraverso cui è riletta la vita di Napoleone: il tormento del potere viene alleviato e purificato dalla provvidenziale “man del cielo” che trasporta il generale in cielo.

35 Bella Immortal!: è una personificazione della Fede.

36 Chè più superba altezza | al disonor del Golgota | Giammai non si chinò: costruzione: “Ché giammai una più superba altezza non si chinò al disonore del Golgota” ovvero, “perchè mai nessun uomo così superbo e grande al pari di Napoleone si inchinò davanti alla croce di Cristo”. L’interpretazione della figura di Napoleone è allora quello di un grande uomo della Storia che però ha saputo, negli ultimi frangenti dolorosi della sua vita terrena, chinare il capo al “disonor del Golgota”, cioè alla croce simbolo di Cristo e della Fede, rinunciando al proprio superbo orgoglio.

37 ria: empia, con riferimento alle azioni commesse in vita da Napoleone ed alle passioni violente che suscitarono le sue imprese.

38 La morte solitaria di Napoleone, sorretto solo dalla provvidenziale presenza di Dio, deve allontanare da lui e dalla sua figura ogni giudizio malevolo od ipocrita, poiché egli ha saputo intuire che la vera grandezza è quella dei cieli, e non quella del mondo terreno.

Parafrasi

  1. Egli fu. Come immobile,
  2. dopo aver esalato l’ultimo respiro, 
  3. stette il corpo senza più ricordi
  4. privata di tanta anima,
  5. così chiunque, saputa la notizia,
  6. rimane scosso, senza parole,
  7. [chiunque resta] muto ripensando all’ultima 
  8. ora dell’uomo mandato dal fato;
  9. né sa quando un uomo
  10. simile a lui 
  11. verrà a calpestare 
  12. il suo cammino sanguinoso.
  13. La mia poesia vide Napoleone in trionfo
  14. sul soglio imperiale ma tacque;
  15. quando, in rapida successione,
  16. fu sconfitto, tornò al potere e ricadde a terra,
  17. [la mia poesia] tra mille voci indistinte
  18. non ha mischiato la sua:
  19. priva di adulazione servile
  20. e di offese codarde,
  21. [la mia ode] sorge ora triste per l’improvvisa
  22. mancanza di tanta luce:
  23. ed alza in direzione della sua tomba
  24. un canto che forse non morirà.
  25. Dalle Alpi alle Piramidi
  26. dal Manzanarre al Reno,
  27. la vita fulminea di quell’uomo ardito
  28. seguiva rapidamente il suo pensiero;
  29. scoppiò [quel fulmine] da Scilla al Don,
  30. dal Mediterraneo all’Atlantico.
  31. Fu gloria autentica? La difficile risposta
  32. la daranno i posteri: noi 
  33. chiniamo la fronte a Dio,
  34. che volle fissare in lui 
  35. un segno più evidente e netto
  36. del suo spirito creatore.
  37. La pericolosa e ansiosa 
  38. gioia della realizzazione di un grande disegno,
  39. l’ansia di un cuore che, non domato,
  40. si sottopone agli altri, pensando al proprio
  41. obiettivo; e lo raggiunge, e ottiene un successo
  42. che era quasi folle ritenere possibile;
  43. Tutto egli provò; la gloria 
  44. massima dopo il pericolo,
  45. la fuga e la vittoria,
  46. il potere regale ed il triste esilio:
  47. due volte fu sconfitto
  48. due volte fu vittorioso.
  49. Egli stesso si diede il nome: due secoli,
  50. opposti militarmente,
  51. si rivolsero a lui sottomessi,
  52. come se dipendesse da lui il destino;
  53. egli impose il silenzio, e come arbitro
  54. si sedette in mezzo a loro.
  55. sparì, e i suoi giorni concluse
  56. nell’ozio obbligato nella minuscola Sant’Elena,
  57. segno di grande invidia
  58. e di profonda pietà,
  59. di odio infinito
  60. e di passione indomabile.
  61. Come sulla testa del naufrago
  62. l’onda si avvolge e pesa,
  63. l’onda sulla quale la vista del misero,
  64. prima alta e tesa,
  65. cercava di scorgere 
  66. rive lontane che non avrebbe mai raggiunto;
  67. così su quell’anima scese
  68. il peso dei ricordi!
  69. Oh quante volte cercò di scrivere
  70. le sue memorie per i posteri,
  71. ma sulle infinite pagine
  72. si fermò la mano ormai stanca!
  73. Oh quante volte, al termine 
  74. di un giorno inutile e improduttivo,
  75. abbassato lo sguardo fulminante,
  76. le braccia conserte,
  77. stette, e dei giorni passati
  78. lo prese il ricordo!
  79. E ripensò alle tende
  80. degli accampamenti, alle trincee assaltate,
  81. al fulminar delle spade dei suoi soldati,
  82. agli assalti della cavalleria,
  83. al comando rapido
  84. e all’ubbidire pronto dei soldati.
  85. Ahi! Forse per tanto dolore
  86. lo spirito affannato cedette,
  87. e si disperò: ma in aiuto
  88. scese una mano misericordiosa dal cielo,
  89. e in un mondo più sereno
  90. con pietà lo trasportò:
  91. e lo condusse, per i floridi
  92. sentieri della speranza,
  93. verso i campi eterni, verso il premio
  94. che supera anche i desideri,
  95. dove è silenzio e tenebra
  96. la gloria ormai passata.
  97. O bella Immortale! Benefica
  98. fede avvezza ai trionfi!
  99. Scrivi ancora questo, rallegrati;
  100. perché nessun uomo così superbo
  101. mai si inchinò
  102. davanti alla croce di Cristo.
  103. Tu [la Fede] dalle ceneri stanche
  104. disperdi ogni parola malevola:
  105. Il Dio che atterra e che rialza,
  106. che crea affanno e che consola,
  107. sul letto di morte deserto
  108. accanto a lui sedette.

Commento

Il Cinque Maggio viene composta da Alessandro Manzoni “di getto” (cosa eccezionale per lui) alla notizia della morte di Napoleone Bonaparte, il 5 maggio 1821. Quest’ode dà in Europa una rappresentazione e un’interpretazione definitiva del vissuto di Napoleone; basti pensare che fu subito tradotta da Goethe in tedesco. E’ significativo che la struttura metrica sia la stessa del coro dell’atto IV dell’Adelchi. Entrambi i testi, infatti, affrontano il tema dell’eroismo, demistificandolo: esso viene identificato come spargimento di sangue e perpetuazione di sofferenze. Anche il personaggio di Ermingarda nellAdelchi, che pure non parteciperà alle azioni politiche del suo popolo, in qualche modo rientra in quella logica che spiega la dinamica storica: o si è oppressi o si è oppressori.
Napoleone, al termine della sua vita, da oppressore diventa oppresso: un uomo vinto dal ricordo dalle grandi imprese, che ora gli appaiono come fallimenti. L’ode prende forma in un susseguirsi di antitesi tra stasi e movimento, tra luce e tenebra (a partire dall’incipit: “Ei fu”). Manzoni rievoca le gesta napoleoniche: “Dall’Alpi alle Piramidi, | dal Manzanarre al Reno, | di quel securo il fulmine | tenea dietro al baleno; | scoppiò da Scilla al Tanai, | dall’uno all’altro mar.” (vv. 25-30), per poi arrestarsi al v. 21 in una pausa di riflessione dalla rilevanza drammatica: “Fu vera gloria?”.

Il Cinque Maggio è concepito come una sorta di inno sacro; la vicenda storica di Napoleone comporta una profonda riflessione sul “noi”, diventando testimonianza di una norma universale che, a partire dal v. 55, rivela l’inganno dell’eroismo nella storia: “E sparve, e i dì nell’ozio | chiuse in sì breve sponda, | segno d’immensa invidia | e di pietà profonda, | d’inestinguibil odio | e d’indomato amor.” (vv. 55-60).

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Classicisti e Romantici

L’Italia, ancorata a una salda tradizione classicista grazie ai magisteri passati di autori quali Parini e Alfieri, e attuali quali quello del Monti, fu costretta a confrontarsi con la nuova temperie romantica europea. Nel gennaio del 1816, infatti, l’intellettuale francese Madame de Staël pubblicò, sul primo numero del giornale letterario la Biblioteca Italiana, un articolo intitolato Sulla maniera e utilità delle traduzioni, in cui attacca l’ostinato ancoraggio degli italiani a una vacua retorica, ignorando invece le novità letterarie provenienti dalla Germania e dall’Inghilterra. 

Alla successiva querelle tra classicisti (capeggiati da Pietro Giordani) e romantici (tra i quali spiccano Ludovico di Breme e Giovanni Berchet), Manzoni non partecipò attivamente. Benché fosse apertamente dalla parte dei romantici (l’ode L’ira di Apollo testimonia, in chiave ironica, l’ira del dio della poesia pagano per essere stato escluso dai testi poetici) e partecipasse alla Cameretta letteraria animata da Ermes Visconti, Gaetano Cattaneo, Tommaso Grossi e, soprattutto, dal poeta dialettale Carlo Porta, Manzoni si rifiutò di collaborare apertamente sia alla Biblioteca Italiana che al successore della prima rivista, Il Conciliatore

Oltre all’interesse sempre crescente per la formulazione di una poetica cristiana e l’inizio delle indagini sul genere teatrale, furono determinanti anche la nevrosi depressiva che colpì Manzoni, per la prima volta, nel 1810 (in occasione dello smarrimento di Enrichetta) e, in modo sempre più debilitante, negli anni successivi: questo e la sua difficoltà a parlare in pubblico avevano minato i suoi rapporti interpersonali, costringendolo a una vita tranquilla e ritirata nei suoi possedimenti di Brusuglio o nella quiete del suo palazzo milanese.

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Le odi civili

Mentre Manzoni elaborava gli Inni Sacri, la situazione politica italiana e internazionale si stava velocemente deteriorando: Napoleone, fortemente debilitato dopo la disastrosa campagna di Russia del 1812, crollava nella grande battaglia di Lipsia del 1813. Di conseguenza, anche gli Stati satelliti francesi, tra cui il Regno d’Italia, caddero sotto i colpi della coalizione austro-russa, obbligando Eugenio di Beauharnais a fuggire da Milano e permettendo così agli austriaci di rientrare in Lombardia dopo vent’anni di assenza. Manzoni vive questi momenti drammatici con grande angoscia, assistendo dal suo palazzo di via del Morone, il 20 aprile 1814, al linciaggio del ministro delle finanze Giuseppe Prina, la cui violenza (deplorata vivamente dal Manzoni) viene narrata dal poeta milanese in una lettera indirizzata al Fauriel. 

A parte l’episodio del Prina, Manzoni partecipò intensamente al tentativo di mantenere indipendente l’Alta Italia con un regno il cui re sarebbe stato proprio il Beauharnais, sottoscrivendo una petizione presso le grandi potenze vittoriose riunitesi a Parigi . Poeticamente, invece, il Manzoni contribuì all’effimero sentimento patriottico con la stesura di due canzoni entrambe rimaste incompiuteAprile 1814 (sette strofe scritte tra il 22 aprile e il 12 maggio 1814), in cui si rievoca il terremoto politico milanese in chiave patriottica e la denuncia verso la politica napoleonica; e Il proclama di Rimini (aprile 1815), ove Manzoni riflette sull’omonimo discorso tenuto dall’ex re di Napoli Gioacchino Murat per la difesa dell’Italia, e inquadrandolo come un Liberatore inviato da Dio per sottrarre gli italiani alla schiavitù.

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I più importanti siti di storia

http://www.storiaxxisecolo.it/links/links7.html

http://vlib.iue.it/hist-italy/Index.html

http://web.tiscali.it/storia_contemporanea/

http://www.silab.it/storia/europa/

http://www.storico.org/seconda_guerra_mondiale.html

http://www.storiainrete.com/category/xx-secolo/

http://www.far.unito.it/storia/

http://www.tuttostoria.net/storia-contemporanea-la-seconda-guerra-mondiale.aspx

http://www.sapere.it/sapere.html

http://bibliotecastoria.cab.unipd.it/cosa-cerchi/contenuti-cosa-cerchi/siti-di-interesse-disciplinare

http://bibliotecastoria.cab.unipd.it/cosa-cerchi/contenuti-cosa-cerchi/siti-di-interesse-disciplinare#secondo

http://archiviodiari.org/

http://www.bsmc.it/index.php/link-web/17-collezioni-digitali

https://www.raicultura.it/storia/

https://www.raicultura.it/storia/tematica/contemporanea

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DICEMBRE 1939

1° dicembre
*****
2 dicembre
L’agenzia sovietica Tass annuncia la costituzione di un “governo popolare di Finlandia” (evidentemente un governo fantoccio), presieduto da Otto Kuusinen, da molti anni membro del Komintern. Ma né le mosse politiche e diplomatiche né le operazioni militari giovano in qualche modo all’URSS. I finlandesi infatti oppongono una disperata, caparbia, valorosa difesa: spostandosi per i sentieri in bicicletta o sugli sci in mezzo alle fitte foreste attaccano sui fianchi le grandi unità nemiche, costrette necessariamente a spostarsi sulle strade, infliggendo pesanti perdite all’invasore.Affrontano i carri armati russi scagliando nelle loro ferìtoie un tipo di proiettile che diventerà ovunque noto col nome di “cocktail (o bottiglia) Molotov”.

Il governo fantoccio di Kuusinen esorta i finlandesi ad “abbattere l’oppressore” (il governo legittimo) e ad accogliere “i liberatori” (i soldati dell’Armata Rossa). Intanto Kuusinen firma un trattato con l’URSS in base al quale tutte le richieste dei russi vengono accolte in cambio dell’intera Carelia sovietica.

L’Amdiral Graf Spee affonda la Doric Star, inglese.


3-12 dicembre
Arretrando ordinatamente sotto la spinta delle superiori forze nemiche nell’istmo di Carelia, i finlandesi si attestano sulla “linea Mannerheim”, cosi’ chiamata dal nome del suo ideatore, il gen. Cari Gustav Mannerheim, eroe nazionale, fondatore della Repubblica finlandese nel 1919 e oggi animatore della resistenza contro l’invasore. Tutto sommato però questa “linea Mannerheim” non è una gran cosa: si tratta di una modesta serie di fortificazioni in legno e cemento che si estende per una quarantina di km attraverso l’istmo di Carelia.


4 dicembre
Una mina magnetica danneggia la corazzata Nelson.E’ l’ultima vittima illustre dell’insidiosa “arma segreta” tedesca: i tecnici inglesi sono riusciti infatti a trovare il modo per neutralizzare le mine magnetiche “smagnetizzando” lo scafo delle navi per mezzo di un cavo elettrico, secondo un metodo chiamato degaussing.
Giornata nera per le marine alleate: 2 cacciatorpediniere sono affondati, altri 2 cacciatorpediniere e 1 posamine danneggiati.

L’URSS chiarisce esplicitamente la sua posizione sostenendo che il governo legale della Finlandia è quello presieduto da Kuusinen e che tra Russia e Finlandia non esiste alcuna controversia: quindi non si pone neppure la questione di negoziati con Helsinki.


5 dicembre
I sovietici raggiungono la linea Mannerheim nel settore presidiato dal II corpo d’armata.
6 dicembre
Massiccia pressione russa sulla linea Mannerheim.
7 dicembre
Una divisione russa riesce a spingersi fino alla cittadina di Suomussalmi, sul lago Kianta (Kiantajàrvi).

Danimarca, Svezia e Norvegia proclamano la più rigida neutralità.

L’Admiral Graf Spee affonda l’ennesima nave inglese nell’Atlantico.La più temuta unità tedesca è la bestia nera delle marine da guerra alleate.La squadra di ricerca co mandata dal commodoro Harwood e formata da 2 incrociatori pesanti e due leggeri, si apposta al largo dell’estuario del Rio de la Plata.


8-10 dicembre
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11 dicembre

Hitler incontra l’uomo politico norvegese Vidkun Quisling, fondatore nel suo paese di un movimento filonazista, l’Unione Nazionale.
12 dicembre
La Francia invia in aiuto alla Finlandia 5000 fucili mitragliatori mod. 1915. L’Inghilterra, dal canto suo, contribuisce alla resistenza dei finlandesi rifornendoli di un certo numero di mortai Brandt, fucili mitragliatori mod. 24 e alcuni aerei.


13 dicembre
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14 dicembre
L’URSS viene espulsa dalla Società delle Nazioni in conseguenza della sua aggressione alla Finlandia.E’ una delle poche decisioni nette ed energiche prese dall’organismo internazionale che avrebbe dovuto garantire la pace nel mondo. La Società invita i paesi membri ad accordare tutto l’aiuto possibile alla Finlandia.
15 dicembre
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16 dicembre

Inizia in Finlandia il principale attacco russo nel settore di Summa, con intensa preparazione di artiglierta.Nella notte però circa 70 carri armati sovietici sono messi fuori combattimento da soldati finlandesi addestrati all’uopo.


17-19 dicembre
Affondamento della Graf Spee.


20 dicembre
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21 dicembre
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22 dicembre

Nonostante i ripetuti attacchi delle truppe sovietiche, le postazioni finlandesi rimangono saldamente in mano ai difensori.


23 dicembre
Due mercantili tedeschi vengono intercettati da unità britanniche presso le coste statunitensi. Uno dei due, il Columbus, di 32.000 t, è colato a picco, l’altro cerca rifugio nelle acque territoriali della Florida. Con notevole abilità, Churchill spiega in una lunga lettera al presidente statunitense Roosevelt che le azioni di polizia delle marine alleate nell’Atlantico sono utili anche per la sicurezza del traffico dei mercantili statunitensi e sudamericani.


24 dicembre
Ancora una volta, alla vigilia di Natale, papa Pio XII lancia un appello alla riconciliazione che, come gli altri,resterà inascoltato.


25 dicembre
Dentro il cemento e sotto le cupole corazzate della linea Maginot e della linea Sigfrido tedeschi e francesi festeggiano il primo Natale di guerra. E’ tutto sommato un fronte tranquillo quello occidentale: continua la “dròle de guerre”, la “strana guerra”.


26-27 dicembre
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28 dicembre

In Inghilterra viene annunciato il razionamento della carne.


29 dicembre
Riesce il terzo tentativo dei finlandesi di ricacciare i sovietici dalla riva settentrionale del Lago Ladoga: i superstiti della l63à divisione russa si disperdono in una fuga disperata. I finlandesi catturano 11 carri armati, 25 cannoni e 150 autocarri.


30 dicembre
*****
31 dicembre

In conseguenza degli attacchi degli U-Boote e delle unità di superficie, delle mine magnetiche e di azioni aeree, dall’inizio del conflitto gli Alleati hanno perduto 746.000 t di naviglio mercantile, 1 portaerei,1 incrociatore ausiliario, la corazzata Royal Oak. I tedeschi dal canto loro devono lamentare la perdita di una decina di U-Boote, della corazzata tascabile Admiral Graf Spee e di poche decine di migliaia di t di naviglio. 


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NOVEMBRE 1939

1° novembre


Vengono ufficialmente annessi al Reich la Città Libera di Danzica e il suo “Corridoio”, i territori di frontiera ceduti alla Polonia nel 1919 in base al Trattato di Versailles, l’Alta Slesia orientale, la regione di Lodz e il distretto di Ciechanow.z


2 novembre
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3 novembre
Continuano a Mosca i colloqui russo-finnici sulle richieste sovietiche relative a uno scambio di territori e a rettifiche di frontiera.

Gli Stati Uniti d’America modificano la loro legge sulla neutralità. Nonostante la forte corrente d’opinione ancora tenacemente isolazionista, il governo di Washington incomincia timidamente a tendere la mano a Londra.


4-6 novembre
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7 novembre
La regina Guglielmina d’Olanda e Leopoldo III re dei Belgi lanciano un appello alla pace offrendosi come mediatori alle due parti in conflitto.


8 novembre
Su istruzioni segrete dello stesso Hitler una bomba viene fatta esplodere contro uno dei sacrari del primo nazismo, la Burgerbràukeller, una celebre birreria di Monaco. La propaganda nazista, orchestrata da Goebbels, accusa quali mandanti dell’attentato l’Intelligence Service e, soprattutto, Otto Strasser, ex nazista, oppositore da sinistra di Hitler, riparato all’estero nel 1933. L’accusa contro Strasser serve a Hitler per eliminare una volta per tutte una delle opposizioni interne della Germania,la sinistra appunto, a dispetto della recente innaturale alleanza con l’URSS. Nonostante la popolarità del regime, accresciuta dal successo della Blitzkrieg, la guerra lampo contro la Polonia, il Fùhrer sa di aver ancora potenti avversari in Germania: oltre alla sinistra più irriducibile, la Chiesa cattolica e quella protestante,e buona parte delle alte gerarchie militari.


9-11 novembre
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12 novembre
Chamberlain e Daladier declinano l’offerta di mediazione di Guglielmina d’Olanda e di Leopoldo del Belgio.

Churchill annuncia alla radio che se gli inglesi riescono a superare l’inverno senza che accadano grossi avvenimenti, la prima campagna della guerra è vinta.


13 novembre
Re Carol di Romania si offre come mediatore segreto tra i due contendenti.

I finlandesi interrompono le trattative con i sovietici e mobilitano le loro non ingenti forze (circa 200.000 uomini) non facendosi illusioni sull’esito della disputa. Le trattative erano iniziate il 12 ottobre con l’arrivo a Mosca del plenipotenziario finlandese Juho Kusti Paasikivi che si trova di fronte a una serie di proposte (quasi ultimative) dei sovietici per uno scambio di territori. L’URSS dunque propone di cedere alla Finlandia 5500 kmq nei distretti settentrionali di Repola e Porajorpi contro un arretramento del confine finnico nell’istmo di Carelia (tra il Lago Ladoga e il Golfo di Finlandia), tale da mettere la città di Leningrado fuori dalla gittata di eventuali artiglierie nemiche. Il governo sovietico esige inoltre la cessione di alcune isole nel Golfo di Finlandia e l’affitto trentennale del porto di Hangò, all’imbocco dello stesso golfo; reclama infine modifiche di frontiera anche nell’estremo Nord in modo da disporre del porto di Petsamo (l’attuale Pecenga), l’unico porto finlandese del mare di Barents perennemente sgombro da ghiacci. I finlandesi sono disposti a soddisfare in tutto le pretese russe salvo che per la cessione del porto di Hangò, che darebbe all’URSS il controllo completo del Golfo di Finlandia e della zona più importante del paese. Ma i russi sono irremovibili e ai finlandesi non resta che abbandonare il tavolo delle trattative.


14 novembre
Hitler respinge (ma con diplomazia) la mediazione di Guglielmina d’Olanda e di Leopoldo del Belgio.


15 novembre
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16 novembre

Anche la proposta di re Carol di Romania viene respinta dai belligeranti.


17 novembre
Si riunisce a Parigi il Consiglio Supremo Alleato. Viene deciso, in caso di attacco tedesco attraverso il Belgio, di difendere la linea Mosa-Anversa. Tempo addietro il maresciallo Pétain si era opposto a un prolungamento della munitissima linea Maginot fino alla Mosa, sostenendo che la conformazione del terreno nelle Ardenne avrebbe « reso impossibile un tentativo d’invasione in quel settore ».


18 novembre
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19 novembre
Churchill propone di minare, mediante lanci aerei, le acque del Reno fra Strasburgo e il fiume Lauter.


20 novembre
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21 novembre
L’incrociatore inglese Belfast è gravemente danneggiato da una mina magnetica.


22 novembre
Verso sera un aereo tedesco lancia presso Shoeburyness degli oggetti non meglio identificati, appesi a paracadute. Vengono immediatamente avvertite le autorità militari che inviano sul posto due ufficiali artificieri i quali, la stessa notte, con il sopraggiungere della bassa marea, scoprono che gli oggetti in questione sono delle mine magnetiche sommerse. Si tratta di un’arma segreta di cui gli aerei tedeschi hanno disseminato le imboccature degli estuari e gli approcci ai porti inglesi. Resi innocui, gli ordigni vengono trasportati in un arsenale per essere sottoposti a ulteriori esami onde studiare delle contromisure per renderli inoffensivi. Tra settembre e ottobre infatti le mine magnetiche tedesche hanno distrutto 56.000 t di naviglio alleato o neutrale.


23 novembre
L’incrociatore ausiliario inglese Rawalpindi, di pattuglia tra l’islanda e le Faròer, viene affondato dall’incrociatore da battaglia Scharnhorst, uscito in Atlantico con il “gemello” Gneisenau per attaccare i convogli inglesi. Il sacrificio del Rawalpindi non è inutile perché i due incrociatori tedeschi devono rinunciare alla missione e tornare alla base filtrando attraverso le unità nemiche che in gran numero battono il Mare del Nord per intercettarli. Alla caccia prendono parte, tra navi inglesi e francesi, 15 incrociatori e la corazzata Warspite, oltre alle forze aeree.


24-26 novembre
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27 novembre
Protestando violentemente per un bombardamento di truppe russe nel settore di Leningrado da parte dei finlandesi, il governo sovietico denuncia il trattato di non aggressione russo-finnico sottoscritto nel 1932. Helsinki naturalmente nega che il fatto sia mai avvenuto; intanto però i sovietici si sono costruito il loro “casus belli”.


28 novembre
Si intensificano i preparativi alla frontiera russo-finnica.


29 novembre
L’Unione Sovietica rompe le relazioni diplomatiche con la Finlandia, ignorando l’offerta finlandese dell’ultim’ora di ritirare unilateralmente le proprie truppe dai confini.


30 novembre
L’esercito sovietico attacca la Finlandia, concentrando l’urto sull’istmo di Carelia. Aerei sovietici bombardano Helsinki.I finlandesi comunque reggono bene al primo urto di un nemico preponderante in fatto di uomini e di mezzi che tuttavia, sottovalutando le capacità di resistenza del piccolo paese vicino, aveva messo in campo solo le grandi unità del distretto militare di Leningrado

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OTTOBRE 1939

1° ottobre


Si arrendono gli eroici difensori del piccolo porto militare della penisola di Hela, immediatamente a nord di Danzica. Tre cacciatorpediniere e alcuni sommergibili polacchi riescono a prendere il largo e a riparare in Inghilterra. Terminano anche i combattimenti sulle coste baltiche e polacche.Gli ultimi, isolati e trascurabili focolai di resistenza vengono spenti in pochi giorni.

I polacchi hanno lasciato nelle mani dei tedeschi 694.000 prigionieri e altri 217.000 in quelle dei sovietici. Non si conosce il numero dei polacchi morti, feriti o dispersi in battaglia. Quanto ai tedeschi se la sono cavata a molto buon mercato.

I delegati di 21 stati americani, riuniti a Panama, decidono di istituire lungo le coste dei rispettivi paesi una « zona di sicurezza » profonda da 300 a 600 miglia, entro la quale ogni azione bellica costituirebbe un atto ostile verso lo Stato interessato.


2-4 ottobre
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5 ottobre


Trattato di mutua assistenza tra URSS e Lettonia analogo a quello firmato il 28 ottobre con I’Estonia.


6 ottobre


Soffocate le ultime resistenze, la campagna di Polonia può considerarsi ufficialmente finita.
In un discorso al Reichstag (la Camera dei deputati tedesca), Hitler lancia un appello per la pace proponendo alle potenze occidentali di riconoscere il nuovo “status quo” nell’Europa orientale.


7 ottobre
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8 ottobre


La Germania si riannette i territori polacchi che le erano stati sottratti alla fine della I guerra mondiale dal Trattato di Versailles.


9 ottobre
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10 ottobre


Trattato di mutua assistenza, analogo a quello firmato con l’Estonia e la Lettonia, tra URSS e Lituania: la città di Vilna e il suo territorio, annessi alla Polonia nel 1922, sono restituiti dai sovietici alla Lituania.


11 ottobre


Il primo ministro francese Edouard Daladier trasmette alla radio un discorso sprezzante sui propositi di pace di Hitler.


12 ottobre

Il premier inglese Arthur N. Chamberlain respinge l’appello alla pace lanciato da Hitler il 6 ottobre.
Iniziano le trattative russo-finlandesi per uno scambio di territori.


13 ottobre
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14 ottobre

Alle ore 1,30 il sommergibile tedesco U-47, al comando del tenente di vascello Gùnther Prien, penetra nella munitissima base navale di Scapa Flow, nelle isole Orcadi, e affonda la corazzata inglese Royal Oak di 29.150 t: i morti furono 786, tra cui il comandante H.E.C. Blagrove. Il forzamento di Scapa Flow, già tomba della flotta tedesca alla fine della I guerra mondiale, rappresenta un grave smacco per il prestigio della marina inglese.


15 ottobre
Trattato tedesco-estone per il trasferimento nel Reich degli estoni di origine tedesca.


16 ottobre
Aerei tedeschi attaccano navi inglesi nel Firth of Forth danneggiando gli incrociatori Southampton e Edinburgh, nonché il caceiatorpediniere Mohawk.


17-18 ottobre
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19 ottobre
Patto di mutua assistenza tra Francia,Gran Bretagna e Turchia.


20 ottobre
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21 ottobre
Trattato italo-tedesco per il diritto di opzione degli altoatesini.


22-25 ottobre
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26 ottobre
Mons. Jozef Tiso diventa presidente della Slovacchia.

La parte della Polonia occupata dai tedeschi, salvo i territori che tra qualche giorno verranno ufficialmente annessi al Reich, sono costituiti in governatorato generale, con capoluogo Cracovia.Governatore generale è nominato il gerarca nazista Hans Frank, che instaura il terrore e subito inizia la caccia agli intellettuali e agli ebrei polacchi.


27 ottobre
Il Belgio proclama solennemente la propria neutralità.


28-29 ottobre
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30 ottobre
L’URSS annette i territori polacchi occupati.

Trattato tedesco-lettone per l’evacuazione dei tedeschi dalle regioni baltiche. 31 ottobre Prosegue la caccia alla corazzata ta- scabile Admiral Graf Spee su tutti i mari.

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CRONOLOGIA II GUERRA MONDIALE

SETTEMBRE 1939

1° settembre


Alle ore 4,45 l’esercito tedesco varca la frontiera polacca, è scattato il Fall Weiss, (cioè il “Piano Bianco”) come viene chiamata in codice l’operazione. Non hanno avuto alcun esito gli appelli di Leopoldo III, re dei Belgi, a nome suo e di altri sei piccoli Paesi europei, né le esortazioni del presidente americano Franklin Delano Roosevelt, né le suppliche di papa Pio XII, né infine la proposta di mediazione lanciata alla ventitreesima ora da Mussolini: è la guerra. I tedeschi sfondano la frontiera in più punti con 53 divisioni agli ordini del generale von Brauchitsch, suddivise in due gruppi di armate: lo Heeresgruppe Nord, al comando del gen. von Bock, e lo Heeresgruppe Sud del gen. von Rundstedt. Le singole armate sono comandate dai generali von Kluge, von Kiìchler, List. von Reichenau e Blaskowitz:alla testa delle unità corazzate ci sono i generali Guderian, Hoepner e von Kleist, nomi dei quali si sentirà parlare a lungo negli anni che seguiranno. Le difese polacche in poche ore sono sconvolte e travolte: i carri armati tedeschi si addentrano profondamente in territorio nemico. Nel porto di Danzica la vecchia corazzata e nave-scuola Schleswig-Holstein, di costruzione anteriore alla I guerra mondiale, bombarda le difese della baia della Westerplatte, dov’è l’arsenale della marina polacca. Lo stesso 1° settembre Danzica viene annessa al Reich, anche se l’atto ufficiale di integrazione nello Stato tedesco avverrà il I novembre successivo. L’esito dell’attacco è scontato in partenza: del resto le linee generali della spartizione della Polonia sono già previste nelle clausole segrete del patto russo-tedesco del 23 agosto: in linea generale, la linea di demarcazione tra Germania e URSS correrà lungo la linea dei fiumi Narew- Vistola-San. La Lituania entrerà nella sfera d’influenza tedesca, mentre in quella dell’URSS finiranno Estonia,Lettonia, Finlandia e Bessarabia (che dovrà essere restituita all’Unione Sovietica dalla Romania).


2 settembre


Mentre ripropone la convocazione di una conferenza internazionale per far rientrare il conflitto, conferenza che dovrebbe riunirsi il 5 settembre, l’italia dichiara la propria non-belligeranza. Il governo tedesco dichiara che rispetterà l’integrità territoriale della Norvegia purché questa non sia minacciata o violata da paesi terzi. In Polonia intanto la « guerra lampo » (Blitzkrieg) dei tedeschi procede a gonfie vele: le quattro « battaglie di confine » (Slesia-Slovacchia, Czestochowa, Pomerania, Prussia Orientale) sono altrettante travolgenti vittorie tedesche. Le forze provenienti dalla Germania si congiungono con quelle uscite dalla Prussia Orientale. La 10à armata del Gruppo Rundstedt raggiunge il fiume Warta: in 36 ore è penetrata per 80 km in territorio polacco. Da sud le truppe del gen. List minacciano già Cracovia. La Luftwaffe conquista il dominio del cielo: ha distrutto al suolo gran parte degli aerei polacchi, bombarda i comandi e le strade provocando l’imbottigliamento delle retrovie nemiche. Febbrili contatti si succedono per tutta la giornata fra Parigi e Londra: la decisione di tener fede agli impegni con la Polonia è ferma, ma governi e stati maggiori non sono d’accordo sulla data e le modalità dell’intervento. Ore 22,30, a Londra: parlamentari e ministri si recano dal premier Chamberlain per sollecitare una presa di posizione dura e decisa. E infatti viene inviato un telegramma all’ambasciatore inglese a Berlino, sir Neville Henderson, in cui si danno disposizioni circa l’ultimatum da consegnare al governo tedesco.


3 settembre


Francia e Gran Bretagna entrano in guerra contro la Germania. Ore 9: l’ambasciatore inglese a Berlino Henderson consegna al consigliere d’ambasciata PauI Schmidt, interprete di Hitler, l’ultimatum del governo di Sua Maestà Britannica. Nel documento si afferma che se entro le 11, ossia entro due ore, la Germania non avrà dato assicurazioni ampie e ben precise circa il ritiro delle sue truppe dalla Polonia, la Gran Bretagna si considererà in guerra contro il Reich. Anche la Francia alla fine si muove: alle 12 il suo ambasciatore a Berlino, Robert Coulondre, consegna l’ultimatum del suo governo: l’ultimatum scadrà il giorno dopo, 4 settembre.Nel documento tuttavia si evita l’uso esplicito della parola “guerra”, in un estremo disperato tentativo di conciliare il dittatore tedesco. Ma il senso del documento è identico. Hitler è sbalordito: aveva creduto che ancora una volta gli Occidentali non si sarebbero mossi. A von Ribbentrop che lo ha informato della nuova situazione, chie- de, sorpreso e quasi in tono accusatorio: “E adesso?”. Ore 11 : la Gran Bretagna entra uffìcialmente in guerra con la Germania. Ore 11 , 1 5: dalla sua residenza ufficiale al n. 10 di Downing Street, a Londra, Chamberlain ne dà l’annuncio ai suoi compatrioti. “Non abbiamo nulla da rimproverarci”, afferma tra l’altro, e conclude: “Dio ci protegga e difenda il buon diritto”. Viene formato un gabinetto di guerra: Winston Churchill assume la carica di Primo Lord dell’Ammiragliato, Eden quella di Segretario ai Dominions. Ore 11 ,35: mentre all’ambasciata del Reich a Londra un funzionario del Ministero degli Esteri inglese (Foreign 0ff ice) e l’incaricato d’aff ari tedesco Kordt stanno urbanamente trattando lo sgombero dei diplomatici tedeschi e delle loro famiglie dalla capitale inglese, le sirene della difesa antiaerea danno l’allarme: è il primo di una lunga tragica serie. La Gran Bretagna decreta il blocco navale della Germania: tutte le merci dirette in Germania a bordo di navi di qualsiasi nazionalità vengono confiscate. Ore 1 7: anche la Francia entra in guerra contro il Terzo Reich (la scadenza dell’ultimatum, prevista in un primo tempo per il giorno dopo, è stata anticipata). Le 33 divisioni tedesche dello Heeresgruppe C, il gruppo d’armate comandato dal gen. Ritter von Leeb, completano lo schieramento a presidio della linea Sigfrido (o Vallo Oc- cidentale, Westwall) e delle frontiere belga e olandese. India, Australia e Nuova Zelanda, i dominions più legati alla Gran Bretagna, entrano in guerra a fianco della madrepatria. Ore 21: l’U-Boot 30 affonda la nave passeggeri inglese Athenia di 13.500 t scambiandola per un mercantile armato: perdono la vita 112 persone tra cui 28 cittadini americani. Il grave episodio provoca un forte risentimento antitedesco negli Stati Uniti. In Inghilterra intanto si pensa di riesumare il sistema dei convogli, già adottato verso la fine della I guerra mondiale, per difendere i collegamenti marittimi.


4 settembre


Il Vòlkischer Beobachter sostiene che l’affondamento dell’Athenia è stato voluto da Churchill per creare un incidente tra la Germania e gli Stati Uniti.


5 settembre


L’eroismo dei polacchi non basta: i tedeschi infatti forzano la linea della Vistola e si apprestano a superare anche il Narew e il Bug occidentale.


6 settembre


La 3a e 4a armata del Gruppo d’armate Nord e l’8a e la ba del Gruppo Sud puntano verso Varsavia. La 14à armata del gen. List conquista Cracovia e marcia verso la frontiera romena. Il Comando Supremo polacco dirama l’ordine di ritirata generale sulla linea Narew-Vistola-San. Durante la notte il governo polacco lascia Varsavia per trasferirsi nella regione di Luck-Krzemieniec mentre il comando supremo si trasferisce a Brzesko sul fiume Bug.


7 settembre


Avanguardie francesi, ma si tratta di poco più che pattuglie, varcano la frontiera tedesca presso Saarlouis, Saarbrùcken e Zweibrùcken: inizia quella che sarà definita la “dròle de guerre”, la “strana guerra”,in cui gli eserciti si frontcggeranno senza combattere, in attesa di sviluppi diplomatici che non verranno.


8 settembre


Gli inglesi rimettono in funzione il sistema dei convogli, già sperimentato nel corso della I guerra mondiale. Sono istituite tre rotte protette, due da Liverpool e dal Tamigi all’Atlantico, una fra il Tamigi e il Firth of Forth (Edimburgo).


8-11settembre


In Polonia si svolge la battaglia di Radom, un centinaio di km a sud di Varsavia. I tedeschi fanno prigionieri circa 60.000 polacchi.


9 settembre


I primi reparti della BEF (British Expeditionary Force), al comando del visconte gen. John lord Gort, si imbarcano per la Francia. Ore 7: la 43ò Panzerdivision sferra da sud-est il suo primo attacco contro Varsavia: dopo 3 ore di combattimento viene respinta sulle posizioni di partenza. I polacchi si battono con grande coraggio.


10 settembre


Di fronte alle insistenti sollecitazioni del comandante in capo dell’esercito polacco Edward Rydz-Smigly, il Capo di di Stato Maggiore francese gen. Maurice Gamelin informa che più di metà delle sue divisioni attive sono impegnate in combattimenti con il nemico sul fronte nord-orientale, e che non è possibile fare di più.


11 settembre


Il distretto industriale dell’Alta Slesia è completamente in mano tedesca.


12 settembre


Cessano le effimere quanto inutili azioni francesi contro i tedeschi. Ormai tutti si rendono conto che è inutile tentare di aiutare la Polonia.


12-18 settembre


L’armata polacca del settore di Poznan,che avrebbe dovuto marciare su Berlino, opera un imprevisto dietrofront nel tentativo di cogliere sul fianco l’8a armata tedesca. Ha inizio la violenta battaglia del fiume Bzura, nella quale, grazie alla loro superiore mobilità e alla indiscutibile abilità di manovra, i tedeschi chiudono nella prima grande “sacca” della storia della guerra, 19 divisioni polacche: vengono fatti prigionieri 170.000 uomini.


13 settembre


Come in Inghilterra, anche in Francia viene costituito un gabinetto di guerra: Edouard Daladier assume, oltre che la presidenza del Consiglio, il dicastero degli Esteri.


14-15 settembre
*****
16 settembre


Varsavia è accerchiata dalle truppe tedesche. Le è intimata la resa, che viene però sdegnosamente respinta. Il grosso dell’esercito polacco, concentrato tra Leopoli (Lwow, oggi Lvov, nell’Unione Sovietica) e Chelm (oggi a ridosso del confine polacco con l’URSS) e comprendente 38 divisioni di fanteria, 11 brigate di cavalleria e 2 brigate motorizzate, viene annientato. I generali tedeschi propongono di bloccare Varsavia e di attenderne la resa per fame, ma Hitler replica che la capitale polacca deve essere considerata come una fortezza e ordina quindi di impiegare contro la città l’artiglieria e l’aviazione. Particolare curioso: il generale polacco a capo delle forze che difendono la città si chiama Rommel.


17 settembre


Affermando per bocca di Molotov che il governo polacco ha cessato di esistere, l’URSS dà via libera alle sue truppe che procedono all’occupazione della Polonia orientale, praticamente sguarnita di qualsiasi difesa. I tedeschi occupano Brest-Litovsk, quindi, in ossequio alle clausole segrete del patto di non-aggressione del 23 agosto, sgomberano regioni e città già occupate, tra cui Leopoli (oggi Lvov). Il presidente polacco Ignacy Moscicki, il governo e il comandante in capo delle forze armate polacche maresciallo Edward Rydz-Smigly si dimettono e si rifugiano in Romania. Al largo delle coste sudoccidentali irlandesi la portaerei Courageous viene affondata dall’ U-29 del comandante Schuhart: i morti sono 500. E il primo colpo grosso portato a segno dalla marina tedesca contro la flotta britannica. In conseguenza di questo fatto l’Ammiragliato decide di non impiegare più le portaerei nella caccia ai sommergibili.


18 settembre


0 Su pressioni tedesche il governo romeno interna i membri del governo polacco che il giorno prima hanno chiesto asilo alla Romania.


19 settembre


L’Armata Rossa si congiunge con le truppe tedesche a Brest-Litovsk. Il Fuhrer entra trionfalmente a Danzica, dove tiene un discorso di politica estera abbastanza conciliante nei confronti di Francia e Gran Bretagna. La campagna di Polonia può considerarsi praticamente finita: d’ora in avanti non avremo che grandi azioni di rastrellamento. Sbarca in Francia il primo corpo d’armata inglese.


20-26 settembre
*****
27 settembre


Assediata, bombardata dal cielo e da terra, Varsavia è costretta alla resa. Vengono fatti prigionieri 160.000 uomini. Hitler fa conoscere ai principali capi della Wehrmacht la sua intenzione di attaccare la Francia, ma i generali tedeschi si rifiutano, per adesso, di prendere sul serio un programma che ritengono sproporzionato ai mezzi che hanno a disposizione.


28 settembre


Uno degli ultimi nuclei di resistenza dei polacchi, composto da 4 divisioni accerchiate dal 10 settembre nella città di Modlin e nella zona di Kutno, cede le armi dopo essersi battuto con strenuo valore. A Mosca, von Ribbentrop e Molotov ridiscutono la spartizione della Polonia e ridefiniscono le sfere d’influenza di Germania e URSS. A quest’ultima viene data mano libera anche in Lituania, che secondo i precedenti accordi sarebbe dovuta invece finire sotto l’influenza tedesca. In cambio la linea di demarcazione russo-tedesca viene spostata a oriente (i sovietici infatti arretreranno fino alla linea Narew-Bug-San) e la regione compresa tra la Vistola e il Bug occidentale va alla Germania. Il territorio occupato dai tedeschi è la regione più ricca della Polonia, con 22 milioni di abitanti e la quasi totalità delle industrie. I russi si annettono circa 200.000 kmq di territorio polacco, per lo più atto allo sfruttamento agricolo, con 13 milioni di abitanti. Viene firmato un trattato di mutua assistenza tra l’URSS e l’Estonia: i sovietici acquisiscono il diritto di occupare le principali basi militari del piccolo paese.


29 settembre
*****
30 settembre


Si costituisce a Parigi un governo polacco in esilio presieduto dal gen. Wladyslaw Sikorski. La corazzata tascabile tedesca Admiral Graf Spee affonda il piroscafo inglese Clement. 

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LA PENTECOSTE

La Pentecoste, il più noto ed importante inno sacro manzoniano, viene composta tra il 1817 e il 1822, anno della sua pubblicazione. Si tratta di un periodo fondamentale per la produzione letteraria e la riflessione poetica di Alessandro Manzoni, che non a caso proprio in questi anni lavora ad alcune opere molto importanti: il saggio sulla Morale Cattolica(1819), le “odi civili” di Marzo 1821 (1821) e del Cinque maggio (1821), le tragedie di Adelchi (1822) e del Conte di Carmagnola (1820). E non si dimentichi che nel 1821 Manzoni inizia la stesura del Fermo e Lucia, da cui nel 1827 vedrà la luce la prima edizione dei Promessi sposi, di cui ritroviamo qui molti elementi in nuce.

La Pentecoste – attraverso la festività che cade 49 giorni dopo la Pasqua per ricordare la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e quindi la nascita della Chiesa – sviluppa il tema della novità del messaggio cristiano, che si rivolge democraticamente a tutti gli uomini e le donne.

La struttura del testo è composta da tre ampie sezioni, in cui si suddivide il ragionamento di Manzoni. Nella prima (vv. 1-48), il poeta traccia una storia universale della Chiesa, dalla crocifissione sul Golgota alla predicazione apostolica per mezzo del miracolo della polilalìa. Poi si spiega (vv. 49-80) che il messaggio cristiano è davvero democratico perché, di fronte alle ingiustizie e alle iniquità del mondo pagano, proclama la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza di tutti gli uomini. Le ultime strofe (vv. 81-144), organizzate come un’invocazione a Dio stesso, sottolineano l’effetto positivo della discesa dello Spirito Santo sull’umanità e – in coerenza con il progetto ideologico di tutti gli Inni – ribadiscono il valore universale e collettivo della fede, che, per essere davvero tale, deve superare individualismi e particolarismi degli uomini.

Dal punto di vista stilistico, La Pentecoste è un’ode assai complessa, che si ispira ai modelli dell’oratoria sacra (in particolare francese), allo stile biblico e dei Salmi, alla musica sacro-liturgica. Questo stile solenne ed aulico richiede allora una struttura retorica elaborata e complessa, in cui abbondano i parallelismi, le apostrofi, gli iperbati e gli enjambements.

Metro: diciotto strofe di otto settenari ciascuna; l’ultimo verso di ogni strofe è tronco e in rima con gli altri a coppie di due, gli altri alternano versi sdruccioli e piani con schema di rime: abcbdeef | ghihlmmf.

TESTO

  1. Madre de’ Santi 1, immagine
  2. della città superna 2,
  3. del sangue incorruttibile 3
  4. conservatrice eterna 4;
  5. tu che, da tanti secoli 5,
  6. soffri, combatti e preghi,
  7. che le tue tende spieghi
  8. dall’uno all’altro mar 6;
  9. campo di quei che sperano;
  10. Chiesa del Dio vivente 7,
  11. dov’eri mai? 8 qual angolo
  12. ti raccogliea nascente,
  13. quando il tuo Re, dai perfidi 9
  14. tratto a morir sul colle,
  15. imporporò le zolle
  16. del suo sublime altar 10?
  17. E allor che dalle tenebre
  18. la diva spoglia 11 uscita,
  19. mise il potente anelito
  20. della seconda vita;
  21. e quando, in man recandosi
  22. il prezzo del perdono 12,
  23. da questa polve al trono
  24. del Genitor salì;
  25. compagna del suo gemito 13,
  26. conscia de’ suoi misteri,
  27. tu, della sua vittoria 14
  28. figlia immortal, dov’eri?
  29. In tuo terror sol vigile,
  30. sol nell’obblio secura,
  31. stavi in riposte mura,
  32. fino a quel sacro dì 15,
  33. quando su te lo Spirito
  34. rinnovator 16 discese,
  35. e l’inconsunta fiaccola
  36. nella tua destra accese;
  37. quando, segnal de’ popoli,
  38. ti collocò sul monte,
  39. e ne’ tuoi labbri 17 il fonte
  40. della parola aprì.
  41. Come la luce rapida
  42. piove di cosa in cosa,
  43. e i color vari suscita
  44. dovunque si riposa 18;
  45. tal risonò moltiplice
  46. la voce dello Spiro:
  47. l’Arabo, il Parto, il Siro
  48. in suo sermon 19 l’udì.
  49. Adorator degl’idoli,
  50. sparso per ogni lido,
  51. volgi lo sguardo a Solima 20,
  52. odi quel santo grido 21:
  53. stanca del vile ossequio 22,
  54. la terra a LUI ritorni:
  55. e voi che aprite i giorni
  56. di più felice età 23,
  57. spose, che desta il subito
  58. balzar del pondo ascoso;
  59. voi già vicine a sciogliere
  60. il grembo doloroso 24;
  61. alla bugiarda pronuba 25
  62. non sollevate il canto:
  63. cresce serbato al Santo
  64. quel che nel sen vi sta.
  65. Perché, baciando i pargoli,
  66. la schiava 26 ancor sospira?
  67. E il sen che nutre i liberi
  68. invidïando mira?
  69. Non sa che al regno i miseri
  70. seco il Signor solleva?
  71. Che a tutti i figli d’Eva
  72. nel suo dolor pensò? 27
  73. Nova franchigia 28 annunziano
  74. i cieli, e genti nove;
  75. nove conquiste, e gloria
  76. vinta in più belle prove 29;
  77. nova, ai terrori immobile
  78. e alle lusinghe infide,
  79. pace, che il mondo irride,
  80. ma che rapir non può 30.
  81. O Spirto! supplichevoli
  82. a’ tuoi solenni altari;
  83. soli per selve inospite;
  84. vaghi in deserti mari;
  85. dall’Ande algenti al Libano,
  86. d’Erina 31 all’irta Haiti,
  87. sparsi per tutti i liti 32,
  88. uni per Te di cor,
  89. noi T’imploriam! Placabile
  90. spirto, discendi ancora,
  91. a’ tuoi cultor propizio,
  92. propizio a chi T’ignora;
  93. scendi e ricrea; rianima
  94. i cor nel dubbio estinti;
  95. e sia divina ai vinti
  96. mercede il vincitor 33.
  97. Discendi Amor 34; negli animi
  98. l’ire superbe attuta:
  99. dona i pensier che il memore
  100. ultimo dì 35 non muta;
  101. i doni tuoi benefica
  102. nutra la tua virtude;
  103. siccome 36il sol che schiude
  104. dal pigro germe il fior;
  105. che lento poi sull’umili 37
  106. erbe morrà non colto 38,
  107. né sorgerà coi fulgidi
  108. color del lembo sciolto,
  109. se fuso a lui nell’etere
  110. non tornerà quel mite
  111. lume, dator di vite,
  112. e infaticato altor.
  113. Noi T’imploriam! Ne’ languidi
  114. pensier dell’infelice
  115. scendi piacevol alito 39,
  116. aura consolatrice:
  117. scendi bufera ai tumidi
  118. pensier del violento:
  119. vi spira uno sgomento
  120. che insegni la pietà 40.
  121. Per Te sollevi il povero
  122. al ciel 41, ch’è suo, le ciglia,
  123. volga i lamenti in giubilo,
  124. pensando a Cui somiglia:
  125. cui fu donato in copia,
  126. doni con volto amico,
  127. con quel tacer pudico,
  128. che accetto il don ti fa.
  129. Spira de’ nostri bamboli
  130. nell’ineffabil riso 42;
  131. spargi la casta porpora 43
  132. alle donzelle in viso;
  133. manda alle ascose vergini
  134. le pure gioie ascose;
  135. consacra delle spose
  136. il verecondo amor 44.
  137. Tempra de’ baldi giovani
  138. il confidente ingegno;
  139. reggi il viril proposito
  140. ad infallibil segno;
  141. adorna le canizie
  142. di liete voglie sante;
  143. brilla nel guardo errante
  144. di chi sperando muor.

NOTE

1. Madre de’ Santi: la madre dei santi è la Chiesa, dove per “santi” si intendono tutti coloro che, in virtù del battesimo e dei sacramenti, sono puri di fronte a Dio. L’interrogativa iniziale (vv. 1-11), in linea con i propositi ideologici degli Inni sacri, traducono il pensiero di una immaginaria comunità di fedeli, che elencano le caratteristiche della Chiesa medesima, ovvero l’essere immagine della “città di Dio” celeste (vv.1-2), l’essere il tramite del sacramento dell’Eucarestia (vv. 3-4), l’essere paladina de sofferenti (vv. 5-8) e di chi spera in un mondo migliore (v. 9), l’essere corpo di Dio (v. 10).

2 città superna: la “città” è ovviamente la Gerusalemme celeste, ove risiederanno gli spiriti beati.

3 sangue incorruttibile: è il sangue incorrutibile di Cristo, celebrato nel rito dell’Eucarestia.

4 conservatrice eterna: la Chiesa è tale perché il mistero del’Eucarestia si rinnova ogni volta che è celebrato.

5 da tanti secoli: Manzoni allude qui, in maniera apologetica, all’epopea secolare della Chiesa, che ha superato persecuzioni e violenze per affermare il messaggio di Gesù.

6 Per alzare il livello stilistico dell’invocazione, Manzoni ricorre a precise citazioni intertestuali: l’immagine della Chiesa che domina da un mare all’altro si trova sia nei Salmi (LXXXI, 8) sia nella prima Lettera a Timoteo (3, 15) di San Paolo.

7 Dio vivente: perché Dio è sempre presente nell’animo dei suoi fedeli.

8 La risposta alla serie di interrogative di apertura giunge solo a partire dal v. 29, creando un effetto di attesa e suspense drammatica.

9 perfidiriferimento ai Giudei, che, con la condanna di Gesù Cristo, si sarebbero macchiati di deicidio. Fino al Concilio Vaticano II (1962-1965) nella liturgia del Venerdì santo era presente la formula di preghiera “pro perfidis Judaeis”.

10 suo sublime altaril monte Golgota è il primo altare di Cristo, quello dove è sgorgato il suo sangue. In tal senso, esso è “sublime” poiché la morte di Cristo è elemento fondamentale per la sua risurrezione e quindi per il suo messaggio di vita eterna. È un’immagine che si ritrova già nel libro dell’Esodo (20, 24)

11 diva spoglia: cioè, Cristo resuscitato.

12 il prezzo del perdono: Manzoni si riferisce, con un’immagine delle Scritture, al martirio.

13 del suo gemito: si allude all’episodio dell’orto del Getsemani, dove Gesù si ritira con i discepoli poco prima di essere tradito da Giuda.

14 sua vittoria: si sottintende sulla morte, che Cristo ha sconfitto nella Resurrezione.

15 sacro dì: la Pentecoste, che nel rito cristiano celebra la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli per la loro attività di predicazione della parola di Dio.

16 Spirito rinnovator: un’altra citazione dai Salmi (103, 30), che ben si adatta al tono di preghiera della Pentecoste.

17 labbri: le labbra da cui scaturisce la Parola di Dio sono quelle degli apostoli.

18 Manzoni sfrutta l’analogia tra la diffusione della luce e il miracolo dello Spirito Santo, alludendo all’illuminazione interiore di chi è toccato dalla parola di Dio.

19 in suo sermon: non sono gli Apostoli a parlare diverse lingue, ma coloro che ascoltano a sentire ciò che essi dicono nella propria. Secondo la narrazione degli Atti degli Apostoli, la discesa dello Spirito Santo diede agli Apostoli la facoltà di essere intesi in tutte le lingue del mondo (si parla cioè di polilalìa).

20 Solima: il nome latino di Gerusalemme è Hyerosolima.

21 santo grido: ovvero la parola del Vangelo.

22 La venerazione degli idoli pagani è quindi motivo di abbassamento morale e di errore.

23 più felice età: perché è la generazione nata dopo l’annuncio della parola di Cristo.

24 il grembo dolorosoeco biblica (Genesi 3, 16: “Partorirai i tuoi figli nel dolore”).

25 bugiarda pronuba: fa riferimento a Giunone Lucina, protettrice delle partorienti nel pantheon latino.

26 la schiava: nella figura della schiava vengono palesate le differenze sociali delle società pagane, che Manzoni immagine annullate dalla parola di Dio.

27 Tutti gli Inni hanno uno spiccato accento democratico, nel tentativo di armonizzare il Cristianesimo con i grandi rinnovamenti sociopolitici a cavallo tra Settecento e Ottocento, quali la Rivoluzione francese.

28 Nova franchigiala crocifissione ha rinnovato la Storia umana; la libertà cui si fa riferimento è dunque quella dal peccato.

29 belle prove: le prove sono belle perché rivolte allo spirito evangelico.

30 Nella strofe si nota un’eco dalla quarta Bucolica di Virgilio, dove è descritta la mitica “età dell’oro”.

31 Erin: nome antico dell’Irlanda, è una voce dotta che innalza il dettato del passo.

32 sparsi per tutti i liti: l’unione di tutti gli uomini fa riferimento all’invocazione a Dio della messa di Pentecoste.

33 il vincitor: Dio, pur essendo colui che conquista il mondo, si concede come premio a tutti gli uomini.

34 Discendi Amor: riprende qui l’invocazione allo Spirito Santo, di cui “Amor” è un complemento predicativo.

35 ultimo dì: perché al momento della morte si ripensa alla vita.

36 Siccome: la similitudine qui introdotta è riferita al potere rigeneratore della grazia.

37 umili: nel senso etimologico di “piegati verso terra”.

38 non colto: in questi versi c’è un rimando all’episodio della morte di Eurialo e Niso nell’Eneide (IX, 435-436).

39 piacevol alito: la metafora del vento è di tradizione biblica.

40 La battaglia ingaggiata dallo Spirito Santo nell’animo del violento è feroce, ma alla fine vede lo Spirito Santo vittorioso. I toni sono assai simili a quelli della notte dell’Innominato all’interno dei Promessi sposi.

41 il povero al ciel: l’espressione riprende il Vangelo di Luca (6, 20), dove si ricorda che: “Beati pauperes quia vestrum est regnum Dei”.

42 Ineffabil riso: i bambini sono ancora incorrotti e spontaneamente vicini a Dio.

43 Casta porpora: tratto tipico delle donne ritratte dal Manzoni.

44 verecondo amor: altro tratto tipico manzoniano è quello del pudore nelle faccende sentimentali, come poi verrà esemplificato da Lucia o da Ermengarda nel coro dell’atto quarto dell’Adelchi.

PARAFRASI

  1. Madre dei Santi, immagine
  2. della città celeste,
  3. conservatrice del sangue incorruttibile di Cristo
  4. nell’eternità;
  5. tu che, da tanti secoli,
  6. soffri, combatti e preghi,
  7. e il tuo dominio si dispiega
  8. da un mare all’altro;
  9. riparo di coloro che sperano;
  10. Chiesa del Dio vivente,
  11. dove ti trovavi? Quale luogo
  12. remoto ti ospitava,
  13. quando Cristo, portato dai malvagi
  14. a morire sul Golgota,
  15. fece diventare rosse di sangue le zolle
  16. del suo celeste altare?
  17. E quando uscita dalle tenebre
  18. il corpo divino
  19. emise il respiro potente
  20. della seconda vita;
  21. e quando, portando nelle sue mani
  22. il prezzo del perdono,
  23. ascese da questa polvere
  24. al trono del Padre;
  25. compagna dei suoi lamenti,
  26. conoscitrice dei suoi misteri,
  27. tu, figlia immortale della sua
  28. vittoria, dove ti trovavi?
  29. Vigile solo nel terrore,
  30. sicura solo se dimenticata,
  31. stavi al sicuro nel Cenacolo,
  32. fino a quel sacro giorno,
  33. quando discese su di te
  34. lo Spirito del rinnovamento,
  35. la fiaccola inestinguibile della fede
  36. venne accesa nella tua mano destra;
  37. quando ti collocò in alto,
  38. guida dei popoli,
  39. e fece scaturire dalle tue labbra
  40. la fonte della parola.
  41. Come la luce si sposta
  42. velocemente di cosa in cosa,
  43. e fa brillare i vari colori
  44. ovunque si ferma;
  45. allo stesso modo risuonò in lingue diverse
  46. la voce dello Spirito:
  47. il suo sermone venne udito
  48. dagli arabi, dai parti e dai siriani.
  49. Adoratore degli idoli,
  50. che ti trovi in ogni paese,
  51. volgi il suo sguardo verso Gerusalemme,
  52. ascolta quel grido santo:
  53. che la terra, stanca di quel culto vile,
  54. ritorni a LUI:
  55. e voi spose che date la vita
  56. a una generazione più felice,
  57. che siete svegliate dall’improvviso
  58. sussultare del peso
  59. che portate nascosto in grembo;
  60. voi già prossime al doloroso parto;
  61. Non innalzate preghiere
  62. alla bugiarda protettrice:
  63. colui che vi cresce dentro
  64. è riservato a Dio.
  65. Perché la schiava, baciando i figli,
  66. continua a sospirare?
  67. osserva invidiosa
  68. quel seno che nutre i figli che saranno uomini liberi
  69. Non sa che il Signore
  70. porta con se nel suo regno i miseri?
  71. Che nel suo dolore si ricordò
  72. di tutti gli uomini?
  73. I cieli annunciano una nuova libertà,
  74. e nuove genti libere;
  75. nuove conquiste, e una gloria
  76. vinta con imprese più alte;
  77. una nuova pace, indifferente alla paura
  78. e alle infide lusinghe,
  79. che gli uomini irridono
  80. ma che non possono portare via.
  81. O Spirito! supplichevoli
  82. davanti ai tuoi altari solenni;
  83. soli in boschi inospitali;
  84. vanganti per mari deserti;
  85. dalle gelide Ande al Libano,
  86. dall’Irlanda alla brulla Haiti,
  87. sparsi in ogni luogo,
  88. ma uniti nella fede per Te.
  89. Noi ti imploriamo! Spirito
  90. che perdona, scendi nuovamente,
  91. benevolo su coloro che ti pregano,
  92. benevolo anche a chi ti ignora;
  93. Scendi e rigenera: rianima
  94. i cuori che sono morti nel dubbio;
  95. e lo Spirito vincitore dia una ricompensa divina
  96. per coloro che si sono arresi.
  97. Discendi come amore; attenua
  98. negli animi la rabbia:
  99. dona quel pensiero che i ricordi
  100. dell’ultimo giorno non riescono a modificare;
  101. la tua benefica virtù
  102. nutra i tuoi doni;
  103. così come il sole fa dischiudere
  104. il fiore dalla pigra gemma.
  105. Che poi morirà avvizzito e incolto
  106. sulla bassa terra,
  107. e non risorgerà con gli splendenti
  108. colori della corolla aperta,
  109. se non tornerà su di lui quella
  110. lieve luce diffusa nell’aria,
  111. che dona vita,
  112. e la alimenta instancabilmente.
  113. Noi ti imploriamo! Scendi,
  114. spirito consolatore,
  115. con un alito di consolazione
  116. nei tristi pensieri dell’infelice:
  117. scendi come bufera agli aggressivi
  118. pensieri del violento:
  119. ispiragli uno stupore
  120. che insegni la pietà.
  121. Per opera Tua possa il povero alzare
  122. al cielo, che gli appartiene, gli occhi,
  123. trasformi i lamenti in felicità,
  124. pensando a Colui al quale somiglia:
  125. colui che ricevette cose in abbondanza,
  126. doni in modo amichevole,
  127. con quel silenzio pudico,
  128. che rende il dono facile da accettare.
  129. Diffonditi nel riso puro
  130. dei nostri bambini;
  131. spargi un casto rossore
  132. sul viso delle fanciulle;
  133. manda alle suore
  134. le gioie nascoste della purezza;
  135. consacra l’amore pudico
  136. delle spose.
  137. Tempra l’intelligenza troppo sicura
  138. dei giovani baldanzosi;
  139. Sorreggi i propositi degli uomini risoluti
  140. fino all’infallibile obiettivo;
  141. allieta la vecchiaia
  142. di desideri felici e puri;
  143. brilla nello sguardo errante
  144. di chi muore continuando a sperare.

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