Quando la vita non vale nulla

Una ragazzina di diciassette anni, a Primavalle, Roma. Una vita finita letteralmente nella spazzatura.

Un ragazzo, che probabilmente era per lei il fidanzato…che la uccide dopo una collutazione e la mette su un carrello del supermarket e la porta a lato di un cassonetto.

Una vita vale quanto un rifiuto. Ma gli amici della vittima oggi dichiarano che il morto che cammina è lui, perchè, se anche fosse messo in carcere o uscisse tra trenta, quarant’anni, durerebbe poco. Chi di spada ferisce, di spada perisce. E nella mala romana le cose vanno così…la vendetta farà il suo corso.

Ma che dobbiamo dire noi? Leggere un fatto di cronaca come un altro, a volte rende cinici e a volte no. Questo non lascia indifferenti: perchè se un ragazzino di diciassette anni può fare questo in modo efferato (non è il primo e purtroppo non sarà l’ultimo) cosa sarà poi? Ma la responsabilità non è solo sua. La responsabilità è di una società assenteista. Sì, una società che accetta tutto e il suo contrario.

Anche in carcere esiste un codice d’onore, per il quale chi fa del male a bambini o donne, fa una brutta fine. Michelle era una ragazzina, che forse nemmeno si aspettava di essere uccisa da quello che era il suo fidanzatino. Ma attenzione: madri, padri…perchè non bisogna mai dare nulla per scontato. Allerta sempre. Il male non guarda in faccia a nessuno. La cronaca nera insegna che il male sta laddove meno te lo aspetti.

Una vita vale forse quanto un sacco di rifiuti? E se è così, la Vita stessa ripaga.

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