«Se per vivere, o Libertà /
chiedi come cibo la nostra carne /
e per bere /
vuoi il nostro sangue e le nostre lacrime, /
te li daremo / Devi vivere»
(Alekos Panagulis, Devi vivere, 1971)
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E’ considerato un eroe della democrazia, contro ogni tipo di tirannide.
Con il suo coraggio e il suo lavoro ha contrassegnato la vita politica ed intellettuale della Grecia contemporanea. In quanto simbolo di libertà e democrazia, ispira le nuove generazioni e trova il suo posto vicino ai politici e agli uomini e donne di tutti i tempi, che hanno combattuto per i diritti dell’uomo e le libertà civili e politiche.
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Alexandros Panagulis, Alekos Glifada, 2 luglio 1939 – Atene, 1º maggio 1976) era il secondo figlio di Athena e Vassilios Panagulis. Studiò al Politecnico di Atene e divenne ingegnere elettronico, poi ufficiale dell’esercito greco. Spirito libero e democratico, entrò nell’Organizzazione giovanile dell’Unione di Centro (O.N.E.K.), partito guidato da Papandreou, Gioventù Democratica Greca (E.DI.N).
Dopo il colpo di Stato dei Colonnelli, del 21 aprile 1967, Alekos entrò nella resistenza contro il regime militare guidato da Geōrgios Papadopoulos: disertò durante il servizio militare a causa delle sue convinzioni democratiche e fondò l’organizzazione Resistenza Greca.
Si allontanò a Cipro per tentare un attacco a Papadopoulos il 13 agosto 1968 vicino a Varkiza. L’attentato però fallì e Panagulis venne arrestato e fu sottoposto ad atroci torture fisiche e mentali.
Venne condannato a morte il 17 novembre 1968 e trasportato nell’isola di Egina, per l’esecuzione. Però la sentenza non venne eseguita, e così il 25 novembre 1968 Panagulis venne portato nelle prigioni militari di Boiati.
Il 5 giugno 1969 evase di prigione; dopo essere stato arrestato tentò nuovamente di scappare scavando un buco nel muro della cella ma venne scoperto.
Un mese dopo, sempre a Boiati, venne chiuso in isolamento totale in una cella costruita appositamente per lui. Nel 1970 rischiò di morire nell’incendio della sua cella.
Passò tre anni e mezzo nella cella detta “tomba”; tentò più volte di evadere nuovamente senza successo. Resistette sempre ad ogni umiliazione e pestaggio.
Il 21 agosto 1974 venne liberato, grazie all’amnistia. Il giorno successivo conosce la scrittrice e giornalista fiorentina Oriana Fallaci, che divenne la sua compagna di vita. Andò a vivere a Firenze, e la scrittrice rimase incinta di un figlio, ma lo perse dopo un litigio con lo stesso Panagulis.
Nel novembre 1974 Panagulis si presentò con l’Unione del Centro – Nuove forze (E.K. – N.D.) e dopo venne eletto deputato del collegio di Atene.
Soffrì a causa delle ossa rotte a bastonate e delle lesioni a organi interni riportate durante i pestaggi subiti in prigione e anche di problemi di respirazione.
Già deputato si impegnò nella denuncia contro i Colonnelli e tutti i loro complici; era riuscito ad ottenere dei documenti dell’ESA (i servizi segreti ellenici) che provavano i rapporti di collaborazione tra alcuni politici e la Giunta, primo tra tutti Evangelos Averoff, il quale, essendo Ministro della Difesa e quindi capo di un esercito ripulito solo in parte dai generali corrotti, aveva un potere maggiore del Presidente della Repubblica.
La notte tra il 30 aprile e il 1º maggio 1976, mentre rientrava a Glifada, sua città natale nei dintorni di Atene, Panagulis rimase vittima di un incidente automobilistico in viale Vouliagmenis, ad Atene. La sua automobile, una Fiat 131, era finita nello scivolo di un’autorimessa. Secondo il governo era stato un incidente mentre secondo Oriana Fallaci era stato una esecuzione da parte di due vetture nelle quali due sicari guidavano al soldo dei nemici di Panagulis.
Il suo funerale, svoltosi nella cattedrale di Atene il 5 maggio vide la presenza di un milione e mezzo di persone del popolo che gridavano: “Zei zei zei” (“Vive vive vive”).
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Oriana Fallaci ha scritto un capolavoro Un Uomo (1979), che è degno di essere messo tra i migliori libri, non solo da leggere ma da insegnare nelle scuole, soprattutto ai ragazzi che non sanno cosa sia la dittatura e nemmeno conoscono le ristrettezze.