Esiste una storia che pochi conoscono e che ha influenzato in modo notevole le vite di tante persone, durante il secondo dopoguerra, fino alla caduta del Comunismo: la polizia segreta dell’Est, detta Stasi.
La Stasi è stato l’apparato di polizia segreta della DDR, Repubblica democratica tedesca, fondato nel 1950 per assicurare il potere del Partito socialista tedesco, e disciolto nel 1990. La Stasi contava, al suo nascere, su circa ottantacinquemila dipendenti, con unità a struttura militare, con centrali per il controllo dell’intera rete telefonica e su un numero elevato di spie e di infiltrati, in ogni istituzione e in ogni ambiente, detti ufficiali in missione speciale.
La Stasi spiava i cittadini per mantenere la distinzione delle due Germanie e la divisione dei due blocchi protagonisti della guerra fredda.
Quando nel 1989 il Muro di Berlino crollò, la Stasi contava 274mila spie al suo servizio.
Il loro compito era portare a termine un preciso obiettivo: quello di “sapere tutto”, al fine di tutelare la sopravvivenza del regime comunista mediante lo spionaggio e la repressione.
La Stasi, in realtà nacque in URSS nel 1917, ed era dentro la Ceka, temibile organo di sicurezza sovietico. La Stasi svolse un ruolo parallelo a quello del KGB, organo successore della Ceka in URSS.
Nel 1953 ci fu una rivolta al comunismo a Berlino Est e questo spinse la Stasi a reprimere ogni tipo di sommossa con brutalità, richiedendo anche l’intervento delle truppe sovietiche.
Dal 1957 al 1980 gli addetti segreti crebbero a dismisura, fino alle centomila unità.
La gente aveva paura anche della sua stessa ombra.
La Stasi si dimostrò essere al pari, se non più crudele, della Gestapo nazista.
Vennero reclutate spie anche tra i liceali, che venivano pagati molto bene per svolgere lavori di ascolto di coetanei, che poi sparivano…
Tutto era sotto controllo: scuole, università, ospedali, uffici avevano infiltrati dai vertici alla base, affinché nulla potesse sfuggire al Ministero. Gli stessi professori si rivelarono informatori della Stasi, com’è il caso di Heinrich Fink, professore di teologia all’università di Berlino. Questo fa capire come la stessa religione fosse un mezzo demoniaco per propagandare al rovescio, il credo…comunista!
La sede della Stasi a Berlino Est era in un quartiere popolare, insospettabile edificio enorme e tetro dove vivevano gli operai.
Il 15 gennaio 1989, negli ultimi mesi prima della riunificazione, quegli stessi giovani che avevano vissuto nella paura o che avevano aiutato la Stasi nelle sue ricerche segrete sui cittadini, presero d’assalto l’enorme edificio popolare e lo occuparono. La Centrale dalla gente era nominata a bassa voce, tale era il timore che incuteva.
Tredici piani di uffici e labirintici corridoi, stanze per gli interrogatori, locali degli archivi lunghi e larghi come piscine olimpioniche e vi sono, ancora, schedature di un intero popolo: cinque milioni e centomila fascicoli sono a Berlino.
Il capo della Stasi era il generale Erich Mielke, vecchio comunista, ex volontario in Spagna.
Il suo motto era: «Fidarsi è bene, ma controllare è meglio: noi dobbiamo sempre sapere tutto». Era temutissimo anche dai capi del regime e gli altri Partiti comunisti al potere all’Est lo temevano.
Secondo un racconto di un agente della polizia segreta le cimici erano in tutte le case.
Dinanzi al modello dell’Ovest, libero e sotto l’egida degli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna,
la gente voleva fuggire e le fughe, gli espatri illegali furono sempre il problema principale della Stasi. Fu la venuta di Gorbaciov, in URSS, a portare alla necessità di una svolta.
Le idee di Gorbaciov contagiarono i giovani. La Stasi avrebbe potuto fermare la caduta del Muro con la forza, ma la velocità degli eventi fece il resto. Finalmente la libertà dal cappio comunista!
I dossier della Stasi sono ancora un mistero che grava sul presente della Germania.