L’importanza della Memoria

(seconda parte)

Sinceramente ricordo poco l’età della scuola media. Forse solo qualche volto: l’insegnante di italiano, quella di matematica, il professore di arte, sempre vestito in nero, perchè diceva che così non lo avremmo giudicato, cambiando di abito e colore…l’insegnante di tecnica.

Ero reduce da un incidente automobilistico con lo zio, che mi aveva fatto terminare la mini-carriera sportiva, ossia la corsa ad ostacoli…infatti rimasi tutta la prima media immobile ed ingessata, a letto. A giugno feci un esame di tutte le materie: i professori vennero ad esaminarmi a casa. Portai le stampelle fino alla terza media. Mio nonno ogni mattino mi accompagnava a scuola. Scendevamo per una discesa molto ripida: lui portava i miei libri ed io ovviamente solo le stampelle.

Fu un periodo duro. Rinunciai per sempre alle gare di corsa ad ostacoli e alla palla a volo. Rinunciai a tante cose. Però ancora una volta i libri erano lì. Mio nonno mi regalò a Natale della seconda media, un pianoforte da muro. Poi, un’agenda in pelle e una penna stilografica Mont Blanc. Erano cose costose. Io ricordo che per molto tempo andava sempre con lo stesso cappotto…evidentemente la sua pensione l’aveva spesa per me.

A scuola dovevo stare ferma in aula. Le ricreazioni, le pause…tutte le mie ore libere erano state prese dall’immobilità.

Forse fu lì che iniziai a scrivere. Diari su diari, relazioni di letture, rielaborazioni di materiale per le lezioni…insomma un lavoro da scrivano…però fu quello più bello, perchè la scrittura ferma la Storia, e l’immortala.

Le scuole medie sono state un periodo di stallo e di maturazione. Non ho molti ricordi di persone, se non una: la mia vecchia maestra che, allora ottantenne, passava per quella via. Mi vide, mi chiamò e mi disse: “Ho saputo del tuo incidente. Non ti preoccupare. Studia. Troverai conforto nei libri.”

La maestra Ermelinda, quella severa delle bacchettate sulle braccia e sulle mani, la maestra fascista che ci menava…quella che amavo e odiavo, mi aveva forgiato al duro lavoro.

Ancor oggi la maestra Ermelinda sta nei miei sogni di ragazzina. Odi et amo…

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