L’importanza della Memoria

Credo di aver avuto la percezione del mondo intorno a me all’età di due anni.

Una volta, leggendo Freud, ossia la documentazione circa le relazioni trascritte sui suoi pazienti, mi sono resa conto che la percezione di sè e del mondo, può variare a seconda delle persone.

Ricordo la stanza da letto dei nonni materni, una culla a forma di lettino, con la grata per non cadere ed io, ad un angolo, che osservavo un grande poster, evidentemente lì per me, con un grande angelo che mi guardava sempre. Era un disegno colorato, un grosso bambinone con un ciuccio molto grande in bocca e il pannolino. Insomma era adatto alla mia età.

Poi un comò alto, dove la nonna teneva statuette e centrini, con un grande specchio.

Ricordo che mi avevano tolto il ciuccio e che stavo lì a contemplare quel bambinone che, invece, aveva il suo ciuccio.

Questa prima percezione di me credo sia importante, perchè era una sorta di raffronto con una immagine diversa da me, che non conoscevo. Io il mio ciuccio lo avrei scelto, non me lo avrebbero nè dato nè tolto.

Nella grande casa dei nonni, vi erano molte stanze e molto silenzio. Credo che la dimensione del silenzio mi appartenga, come anche quella contraria, ossia la conversazione precoce.

Ricordo che facevo tante domande, come fanno tutti i bambini o quasi e che, quando non venivo ascoltata o non ero soddisfatta delle risposte, chiedevo ad altri che non fossero i parenti.

La dimensione della ricerca è nata in quei momenti primordiali.

A casa dei nonni venivano sempre famiglie dei militari, sottoposti a mio nonno; si parlava e ricordo che i bambini, io e i figli dei militari, giocavamo sotto al tavolo. Là sotto, ascoltavamo le conversazioni come dei mozziconi di storie.

Credo che anche questo sia parte di me e della mia infinita ricerca di storie.

Erano storie di guerra, storie di conquiste e storie di vittorie o sconfitte. Alla fine i militari bevevano sempre un bicchiere di vino rosso, in ricordo dei caduti.

Una volta con un bambino di quattro anni, allungando da sotto al tavolo in su, le sue manine, prese dei bicchieri semi-vuoti e bevemmo i fondi lasciati dagli adulti.

Ricordo che ci trascinarono fuori mezzi addormentati, per via dell’alcool, e che, ognuno prese tanti colpi nel fondoschiena, forse superiori ai bicchieri usati per ubriacarci…

La Memoria della Storia, quella che oggi rincorro, nelle mie ricerche serali o notturne, è fatta di volti di persone conosciute o di nomi di persone sconosciute.

Mio zio, fratello di mia madre, mi regalò l’Enciclopedia Treccani. A sei anni, benchè ancora dovessi apprendere i rudimenti della grafia, già con lui al fianco, leggevamo il primo volume: A-Valle, A-Aaron, Abaco, Abagnale….eccetera, finchè dalla lettura nasceva altro e crescendo dovevo per obbligo leggere una pagina della Treccani, ogni sera.

Poi venne l’età dell’istruzione religiosa: ogni sera una pagine del Vangelo …poi della Bibbia dei grandi…

Mi ricordo che mia nonna, all’epoca semianalfabeta, per via della guerra, pretendeva che leggessi a voce alta a lei, in modo che anch’essa potesse ricordare.

Alle elementari esistevano ancora le gare di lettura. Vincevo quasi sempre tutti i libri. Forse mi annoiavo a leggere i libri per i bambini, dopo aver letto la Treccani, con lo zio; fatto sta che mio nonno decise che avrei dovuto leggere di più e in modo metodico, la letteratura e la storia. Fu così che arrivò un ebanista e costruì nella mia nuova camera, una biblioteca da parete di mogano nero. La paghetta settimanale andava spesa per i libri.

A otto anni mio nonno mi accompagnò presso una piccola libreria che era gestita da una signora di sessant’anni.

Questa signora mi permetteva di stare con lei qualche pomeriggio. Così mi iniziò alla lettura dei libri francesi.

La maestra di quinta elementare mi disse che dovevo conoscere la letteratura italiana … e così il nonno mi diede una paghetta maggiore. I libri iniziarono a pervenire dal Continente ogni settimana.

La biblioteca della mia camera iniziò a contenere libri stranieri con testo a lato.

Letteratura francese, letteratura inglese, tedesca, russa…

Il Ginnasio fu per me la scoperta della Letteratura Greca e Latina.

Amavo la poesia greca, la poesia di Omero…in quarto ginnasio mia nonna mi svegliava alle quattro e mezza della mattina, per ripetere l’Odissea. Alle sette dovevo poi fare colazione e andare a scuola. Ci mettevo mezz’ora a piedi a raggiungere il Regio Ginnasio Liceo G. Asproni.

Freddo, vento, neve, senza nessuno, sola con i miei libri, prima contenuti nella classica cinta, poi nella cartella di pelle nera…le mani rovinate dal freddo, il naso rosso…arrivavo alle sette e quarantacinque e il bidello mi faceva entrare nell’atrio. Le statue dei grandi letterati sulle scale principali interne del Liceo mi guardavano.

Io e le statue. Silenzio.

Ma dentro un mondo girava. Passato, presente, futuro.

Poi suonava la campana. Non era come oggi. Gli studenti entravano, io ero già dentro. Mai ne sono uscita.

La Memoria , credo, sia per me il fondamento della mia vita.

La cultura, le epoche e gli uomini del passato. Nomi scritti nell’eternità.

A chi devo tutto ciò? a chi mi ha messo un libro in mano, a chi mi ha detto: “Alzati a ripetere l’Odissea e poi vai…vai a scuola!..”

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