25 LUGLIO 1943-25 LUGLIO 2023

Sono passati esattamente ottant’anni da quel fatidico giorno d’estate in cui, il Gran Consiglio del Fascismo rimuoveva il Suo Padre Fondatore, Benito Mussolini.

Dopo il ventennio fascista, Dino Grandi, gerarca fascista in connivenza con il Re Vittorio Emanuele III, dichiarò decaduto Mussolini.

Ma l’inizio della fine era già avvenuto, quando Mussolini si era alleato con Hitler e aveva pensato che la onnipotenza dell’alleato potesse riflettersi, in qualche modo, anche sulla nostra Italia.

Finché gli italiani avevano avuto un Re, un Papa e un Duce, poteva andare bene.

In fondo all’Italia dei Comuni, così tanto diversa da regione a regione, andava bene, dopo l’Unità del 1861, avere una parvenza di uniformità.

Andava anche bene avere un piccolo spazio di deserto in Africa, come i grandi europei avevano già fatto precedentemente…andava bene poter avere mille lire al mese e una certa fama di Paese del Sole…ma da qui ad allearsi con un barbaro, questo non era certo desiderato né voluto!

Noi italiani siamo sempre stati divisi. La Storia parla chiaro.

Il Paese della Bellezza, della Cultura, della Musica, dell’Arte, ma non della Politica.

Facile approfittarsi di gente che non aveva nemmeno la licenza elementare o che, per un lavoro, avrebbe votato eternamente per il Fascio!

Però in fondo noi italiani non siamo così stupidi, se si tratta di metterci in braccio a gente che ci disprezza.

Così erano Hitler e tutti i suoi compatrioti.

E poi quando mai si sarebbe pensato che sarebbero scesi dal nord della loro fredda terra, verso il Paese del Sole?

E invece non fu così. L’inizio della fine era stato il 1938, con le Leggi Razziali, con quelle infami Leggi che discriminavano gente che era italiana come altri. Ma c’era il Papa: il Papa non avrebbe mai permesso che si facesse del male agli Ebrei.

In fondo erano in Italia già prima dei cristiani stessi. Schiavi, affamati, maltrattati, vilipesi, ritenuti nulla, ma sempre più uniti degli Italiani stessi, che per secoli si arroccavano nelle loro case e facevano i partitari.

Così quel 25 luglio del 1943 risultò essere molto caldo. Non solo per il solleone e la canicola delle 14,30 di quel giorno, in cui, appunto, Grandi depose l’Ultimo Duce.

Ma già da tempo il Duce si era deposto da solo: malato, depresso, vinto.

Da quel 1943 iniziò per gli Italiani la risalita.

In tutto: la ribellione ai Barbari, ai vili alleati che ci chiamavano “bastardi italiani” e poi la nascita della propria coscienza di donne e uomini, che non volevano più delegare la propria vita alla decisione altrui.

La democrazia non fu una parola: fu una rivoluzione. Ora speriamo non sia solo una parola da dizionario.

Ottant’anni. L’età di un nonno e di una nonna.

Noi, forse più giovani abbiamo solo sentito parlare della Guerra, del Duce, dei Tedeschi, degli Ebrei.

O forse ancora viviamo in quel ricordo…

Ma il miglior modo per ricordare quel 25 aprile 1943 sarebbe essere più attenti a non cedere mai la nostra personale scelta di libertà, pagata cara da gente innocente.

C’è sempre un modo per rinascere dalle proprie ceneri: lottare contro ogni forma di oppressione.

Il Re non fece onore all’Italia, nemmeno le lotte intestine fecero onore all’Italia.

Non insegniamo ai ragazzi a disconoscere i valori, ma a viverli anche nel ricordo.

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