ovvero IL DOLORE PER IL DESIDERIO del ritorno
Nell’Odissea, il poema del ritorno, la nostalgia ritorna ad ogni dove.
Questo sentimento, infatti, percorre tutta l’opera di Omero.
La ‘nostalgia’ è il desiderio di qualcosa (o qualcuno) che è assente o che si è perso.
Odisseo, mosso dal desiderio del ritorno a Itaca, fece di tutto per tornarvi, dopo anni di guerra, lontananza e viaggi con i suoi compagni.
Ora, solo, prima di arrivare a casa, vagò per tre anni e arrivò, naufrago, nell’isola della ninfa Calipso, la quale si innamorò di lui e lo volle trattenere.
Là, Odisseo trascorse ben sette anni con la dea nella serenità, nell’agio e tra i piaceri più vari.
Con lei, tuttavia, si sentiva prigioniero.
Lui, che aveva combattuto in guerra, che aveva perso tutti i suoi compagni sentiva il senso della mancanza della sua casa, di sua moglie e del figlio, oltre chè dei suoi genitori.
La sua era una nostalgia più grande di ogni altro sentimento, perché era solo e separato da tutto e da tutti. Ulisse, il più grande avventuriero di tutti i tempi, era anche il più grande nostalgico».
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Così, anche nell’era della tecnologia, dei viaggi rapidi e delle scoperte, delle connessioni subliminari e dell’Intelligenza Artificiale, nessuno ha ancora scoperto una macchina del Tempo, che possa permetterci di ritornare alla nostra Itaca e solcare il mare dell’indifferenza.
Odisseo, Penelope, Itaca, le avventure ai confini del mondo, le irraggiungibili sorti delle anime dell’Aldilà, restano per sempre il Mito.
Il Mito è l’età d’oro dell’Umanità, che si evolve sempre più, ma con il cuore vorrebbe tornare alla propria casa, culla degli affetti primordiali.