CONFLITTI CONTINUI IN CORSO…
Hamas è sempre stata per Israele una “entità ostile”: il gruppo radicale non ha mai riconosciuto come legittimo lo stato di Israele, e si è sempre opposto ai tentativi di mediazione diplomatica, come fa ancora oggi.
Tra il 2007 e il 2008 ci furono continui attacchi e bombardamenti tra Hamas e Israele, interrotti solo da deboli cessate il fuoco.
Gli scontri divennero particolarmente intensi tra il dicembre del 2008 e il gennaio del 2009. In risposta ai continui missili e razzi lanciati da Hamas sui territori israeliani, vicini al confine con la Striscia, per tre settimane Israele bombardò Gaza e invase via terra il territorio della Striscia.
Nei combattimenti, che si conclusero con un cessate il fuoco, furono uccisi almeno 1.200 palestinesi e 13 israeliani.
Dall’inizio del suo mandato nel 2009, il presidente statunitense Obama chiese ripetutamente che il governo Netanyahu interrompesse ogni espansione degli insediamenti, nei territori palestinesi occupati; tuttavia, nel febbraio 2011 gli USA posero il veto su una risoluzione dell’ONU che avrebbe condannato gli insediamenti come illegali.
Nel luglio 2013, iniziarono nuovi negoziati diretti tra Israele e l’OLP a Washington.
La guerra tra Israele e Hamas non ha mai avuto fine e in quel periodo durò circa 50 giorni e furono uccisi oltre 2.200 palestinesi, tra cui moltissimi civili, e 71 israeliani (66 soldati e 5 civili). Centinaia di edifici nella Striscia di Gaza furono distrutti o danneggiati, tra cui scuole, case e ospedali.
L’estate del 2014 segnò un acuirsi del conflitto tra Israele ed Hamas nella striscia di Gaza. Il 12 giugno tre ragazzi israeliani vennero rapiti nei pressi di Hebron e ritrovati morti il successivo 30 giugno.
Il governo israeliano accusò subito i militanti di Hamas di aver eseguito il rapimento e l’uccisione. Dal canto suo, uno dei leader di Hamas, Khaled Meshaal, pur dichiarando di non sapere a chi attribuire l’azione, si “congratulò”, mettendola in relazione con la situazione dei prigionieri palestinesi.
Il 21 agosto successivo arrivò la prima rivendicazione formale dell’uccisione dei tre ragazzi da parte di un altro leader di Hamas, Salah Arouri.
L’8 luglio, Israele diede inizio all’operazione Protective Edge, con l’obiettivo di arrestare i lanci di razzi da parte di Hamas e di distruggere i tunnel utilizzati dai combattenti palestinesi. L’operazione Protective Edge proseguì per i mesi di luglio ed agosto sinché, il 26 agosto 2014, il capo negoziatore di Hamas al Cairo, Moussa Abu Marzouk, annunciò il raggiungimento di una tregua duratura con Israele. L’annuncio della tregua arrivò dopo 51 giorni di guerra che causarono 2.136 morti tra i palestinesi (la gran parte civili, compresi quasi 500 bambini) e 69 tra gli israeliani (di cui 64 militari) e oltre 11.000 feriti.
Il 31 dicembre 2014 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite respinse la risoluzione, presentata formalmente dalla Giordania, che chiedeva entro il 2017 la fine dell’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele, con una ripresa dei negoziati che avrebbero dovuto portare a un accordo sulla soluzione dei due stati con i confini del 1967 e capitale Gerusalemme est.
Votarono a favore Russia, Cina, Francia, Argentina, Ciad, Cile,
Giordania e Lussemburgo, contro Stati Uniti e Australia, si astennero Regno Unito, Lituania, Nigeria, Repubblica di Corea e Ruanda.
Il 23 dicembre 2016 la risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, chiedendo ad Israele di porre fine alla sua politica di insediamenti nei territori palestinesi dal 1967, inclusa Gerusalemme Est, ribadì che non sarà riconosciuta alcuna modifica dei confini del 1967, eccetto quelle concordate dalle parti con i negoziati, insistendo sul fatto che la soluzione del conflitto in Medio Oriente passi per una soluzione negoziale per il progresso della soluzione dei due Stati al fine di giungere ad una pace definitiva e complessiva.
Il 4 maggio 2019 un fitto lancio di razzi lanciata dall’ala militare di Hamas durante le giornate delle festività religiose dello Shabbat, ha colpito le cittadine limitrofe nel sud di Israele.
In una rivendicazione, i militanti di Hamas hanno dichiarato che l’escalations è dovuto alla contestazione della manifestazione musicale internazionale Eurovision Song Contest che quell’anno si è svolto a Tel Aviv, dopo la vittoria nell’edizione precedente di Netta, una cantante israeliana.
Nel 2021 le tensioni sfociarono in una nuova guerra tra Israele e i gruppi radicali che operano nella Striscia, soprattutto Hamas.
Le cause scatenanti furono principalmente due: 1. lo sfratto di alcune famiglie palestinesi dal quartiere Jarrah, a Gerusalemme, e 2. l’intervento della polizia israeliana dentro e fuori la moschea di al Aqsa, nella Spianata delle Moschee, in seguito a vari scontri con le persone arrivate sul posto, in occasione delle celebrazioni per la fine del Ramadan.
Da Gaza, come ritorsione Hamas lanciò decine di razzi verso Gerusalemme, a cui Israele rispose con pesanti bombardamenti sulla città di Gaza: iniziò una nuova guerra.
I bombardamenti durarono 11 giorni e si conclusero con un cessate il fuoco. Almeno 256 palestinesi e 10 israeliani furono uccisi.
Gli ultimi avvenimenti sono quelli già delineati nell’articolo riguardante *I nemici di Israele*.
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