Prima di proseguire la carrellata degli avvenimenti più importanti dello Stato di Israele bisogna spiegare chi sono gli antagonisti: Hamas e Hezbollah, i nemici giurati di Israele, dietro ai quali ci sono la Siria e soprattutto l’Iran.
Che cosa è Hamas?
Hamas significa Movimento della resistenza islamica ed è un’organizzazione estremista politico-religiosa palestinese, fondata nel 1987 da A. Yasin (ucciso in un raid missilistico israeliano nel 2004); il suo obiettivo è quello di liberare i musulmani palestinesi da Israele e costruire un unico stato islamico. Tale movimento è presente soprattutto a Gaza ed è stato negli anni responsabile di attentati. La sua matrice è fondamentalista.
Nel gennaio 2006, con le elezioni per rinnovare il Parlamento dell’ANP, ossia dell’autorità palestinese, Hamas vinse.
Il controllo esclusivo di Israele sulla Striscia di Gaza, che venne imposto nel 2007, per l’aggravarsi degli attentati di Hamas, ha prodotto un inasprimento del conflitto.
Gli alleati di Hamas sono sempre stati il regime siriano, gli Hezbollah e l’Iran.
Chi sono gli Hezbollah?
Movimento e partito islamico sciita -ossia quella parte minoritaria di musulmani seguaci di Ali’, il cugino e genero di Maometto-, (“Partito di Dio“) che si formò negli anni Ottanta – nel corso della guerra civile libanese, tra fazioni cristiano-maronite e musulmane – come portavoce antioccidentale dei musulmani sciiti.
Grazie alla Siria e all’Iran, tale movimento si è imposto in Medio Oriente.
Possiede un apparato militare molto forte e risiede con i suoi membri a sud del Libano, nella Valle della Bekaa. Quando Israele occupò il Libano, Hezbollah scrisse il suo programma ideologico detto Manifesto del 1985 e giurò fedeltà all’Iran, proclamando che avrebbe annientato Israele. Nel 2005 Hezbollah entrò nel governo libanese con 14 seggi.
Il suo leader era Nasrallah -ucciso da poco, da Israele-. Sempre Hezbollah ha avuto armi e personale dall’Iran. Dal 2008 Hezbollah ha mosso le sue pedine all’interno del Parlamento libanese e ha portato il paese quasi ad una guerra civile. Dal 1997 gli Stati Uniti lo hanno inserito nella lista dei terroristi internazionali. Radicato ormai tra la popolazione e artefice di un vero e proprio Stato parallelo, nel maggio 2018 Hezbollah ha ottenuto una consistente affermazione politica.
Ancora nel 2018, la scoperta di infrastrutture sotterranee sul lato libanese, che penetravano nel territorio controllato da Israele, ha generato reciproche e ripetute aggressioni, condotte con lanci di razzi e attacchi aerei, che hanno raggiunto un acme imprevisto il 7 ottobre 2023 in concomitanza con l’inaspettata offensiva, lanciata dai miliziani palestinesi di Hamas, contro diverse città israeliane. L’escalation militare ha aperto uno scenario di guerra in cui Hezbollah è intervenuto, affiancando l’organizzazione politico-militare palestinese e compiendo raid missilistici, contro basi militari israeliane, del Nord del Paese, tra i più gravi dei quali quello che ha colpito nel luglio 2024 la cittadina di Majdal Shams, nel Golan, territorio siriano occupato da Israele nel 1967 e abitato in larga maggioranza da drusi –una setta musulmana che crede nell’incarnazione di Allah, in un uomo-.
A tale aggressione ha fatto seguito la dura reazione di Israele, che ha compiuto vari raid nel settore settentrionale del Libano, nel corso dei quali ha perso la vita il capo militare dell’organizzazione F. Shukr, la cui morte ha inasprito ulteriormente il conflitto, provocando la minaccia di rappresaglie, appoggiate dall’Iran, in risposta alle quali Israele ha effettuato una serie di attacchi preventivi. Nel settembre 2024, il Nord del Libano, con particolare concentrazione nell’area di Beirut, è stato oggetto di reiterati raid israeliani, che hanno decapitato i vertici politici e militari del movimento islamico, culminando con l’uccisione di Nasrallah, a seguito di un massiccio attacco aereo, mirato contro il suo quartier generale, ubicato nella periferia meridionale della città.
Ritornando ad Hamas, nel maggio 2011, dopo il sequestro del soldato israeliano Gilat Shalit, l’organizzazione ha concesso la liberazione del prigioniero, in cambio di quella di oltre mille prigionieri palestinesi detenuti in Israele.
Il 2012 ha segnato una svolta nelle strategie di Hamas, che ha preso le distanze dai suoi tradizionali alleati e si è avvicinata all’orbita filoccidentale. Nel maggio 2014 a Gerusalemme ci fu, però, un drammatico aumento della tensione, sfociato nel settembre 2015 in una nuova ondata di violenza, poi rientrata anche grazie al mancato appoggio delle principali organizzazioni politiche palestinesi.
Nel maggio 2021 violenti scontri scoppiati, a seguito dell’allontanamento di alcune famiglie palestinesi da un quartiere di Gerusalemme, hanno provocato una recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, nel corso della quale le due parti si sono affrontate con scontri di artiglieria e attacchi aerei, che hanno provocato la morte di circa 200 individui.
La tregua tra Hamas e Israele è stata raggiunta alla fine di maggio, quando è stato concordato il cessate il fuoco, sebbene negli anni successivi si siano alternate ricorrenti aggressioni e tregue temporanee, come nell’agosto 2022 e nel maggio 2023. Al tentativo di ostacolare il processo di normalizzazione delle relazioni tra Israele e Paesi arabi intrapreso nel 2020, con la firma degli accordi di Abramo, va invece ascritta l’inaspettata offensiva lanciata nell’ottobre 2023 da Hamas contro diverse città israeliane attraverso incursioni via terra e raid aerei dei miliziani palestinesi dalla Striscia di Gaza – supportati dal Libano con reiterati lanci di razzi di Hezbollah – cui Israele ha risposto con attacchi via cielo e via terra e con l’assedio totale dell’area. L’escalation militare ha aperto uno scenario di guerra in cui al gennaio 2024 si è registrato a Gaza un bilancio di oltre 30.000 morti e la distruzione pressoché totale dell’area, mentre ogni tentativo di mediazione è fallito. Nel luglio 2024 il leader dell’organizzazione Haniyeh è stato ucciso a Teheran durante un raid israeliano, ciò destando diffuse preoccupazioni nella comunità internazionale per il rischio di un ulteriore inasprimento del conflitto con l’intervento dell’Iran; nel mese successivo è stato nominato alla guida dell’organizzazione Y. Sinwar, ucciso nell’ottobre 2024 dall’esercito israeliano in uno scontro a fuoco nella città di Rafah.
Fonte: Treccani,
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