CHI TRADISCE UNA VOLTA, TRADISCE SEMPRE
Palermo Luglio 1960
Marina
Oggi ho visto un ragazzo riccio passare davanti a me e a Greta. Mia sorella ha sedici anni e ha buon gusto, ma certamente non permetterò che “accalappi” il bel moretto. Mah, forse non era moretto; era castano.
Greta continua a dire che non possiamo andare alle sette al mare e venir via alle undici. E’ meglio rimanere. Penso che abbia ragione. Papà torna per mezzogiorno a casa e certamente un’ora in più al mare fa bene a entrambe.
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Oggi Greta è andata al mare senza di me. Pare che il bel ragazzo romano -questa ha appreso- le abbia chiesto di accendere una sigaretta. Ma lei non fuma, almeno sembra. Così tornando ha comprato dei fiammiferi e dice che li riporterà in spiaggia anche domani e posdomani.
Le ho tirato i capelli. Sì, perché se papà sa che ha comprato dei fiammiferi e che fuma, sono guai anche per me. Non ci farà andare più al mare.
Che ne sarà del bel moretto o castano?
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Palermo agosto 1960
Marina
Papà ha detto a tavola che a gennaio saremo a Roma. Mi sembra un sogno. Mia sorella Greta pensa che così il bel moretto o castano, sarà lì ad attenderla. Ha detto che hanno fatto amicizia. Da domani posso tornare alla Marina. Così ci sarò io a seguirli. Pare abbiano stretto amicizia.
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Papà ci ha dato qualche cartamoneta per il gelato. Anzi ha detto anche che possiamo mangiare nel locale in faccia al mare. Il bel moretto o castano stava passeggiando e quando Greta lo ha visto, gli è andata incontro.
Non ha occhi che per lui. Mi sembra che lui abbia due anni meno di me. E due più di lei.
Ho detto a Greta che se si azzarda a stare con lui, lo dirò a papà.
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Gennaio 1961
Roma
In Piazza della Repubblica abbiamo acquistato un cappotto per due. Greta deve andare a scuola e io il pomeriggio al suo ritorno posso indossarlo. Papà dice che gli daranno la promozione, così potrà comprarmene uno tutto per me.
Il bel moro si è fatto vivo al bar. Si vede che Greta non ha occhi che per lui.
Non posso dire nulla a papà, ma devo salvare Greta. Così le ho detto che usciremo in tre.
Si è messa a piangere. Ma non importa. Io non la lascio sola. E poi lui dice che al mare di Roma, Ostia, ci porterà con il consenso di papà.
Marzo 1961
Roma
Papà sa di Rudy- sì Rudy, Rodolfo- e ci ha strillate. Chi è, chi non è, da dove viene, lavora, ha la macchina, addirittura una Lancia 70. Deve avere i soldi, dice papà, oppure è di suo padre.
Il padre chi è, cosa fa, quando mai io lascio uscire due figlie con uno. Chi lo conosce. Gli metto un appuntato dietro…
Parole di papà. Papà si fida di me. Però non può sapere che anche a me piace Rudy.
Aprile 1961
Roma-Ostia
Rudy ci ha portate a Ostia. Non è la Marina di Palermo, ma va bene. Al baretto di Ostia Lido le donne se lo mangiavano con gli occhi. Greta ride con lui, meno che con me. Io però lo guardo e certo mia sorella non sarà sua. Io sono la sorella maggiore se vuole…
Giugno 1961
Roma
Papà ha detto a tavola che se Rudy viene a casa deve dirci cosa ha intenzione di fare. Non ha detto ancora che attività ha suo padre. Ma per avere la Lancia 70, dice papà, significa che stanno bene. Ad ogni modo io sono d’accordo con papà. Greta no. Ha paura che non sarà per lei la scelta di papà…
Luglio 1961
Palermo
E’ da ieri che siamo arrivati dalla nonna. Ci ha fatto la pasta. Un caldo…e Greta piange sempre. Le manca Rudy.
Ma poi ce lo siamo trovate in spiaggia. Papà è fuori di sé.
Greta stasera non è tornata ad orario. Papà ha tirato fuori la cinta e quando è tornata, ha aspettato e gliel’ha tirata sulle cosce.
Io non l’ho consolata.
Rudy in questi giorni mi chiede da accendere. Ho i fiammiferi.
Greta è in punizione e io no.
Rudy mi ha invitato a fare una passeggiata sul lungomare.
Ha detto che lui è serio. Greta gli piace ma lui non pensa a Greta. Allora mi è venuto un tuffo al cuore. A chi pensa?
Settembre 1961
Roma
Rudy mi ha aspettata nel bar di Piazza della Repubblica. Mi ha detto che non se ne fa nulla con Greta e io anche ero d’accordo. Poi mi ha detto che mi portava in giro a vedere le bellezze di Roma.
Papà non è d’accordo. Ma io non gli dico che esco con lui. Ho l’età.
Greta ha trovato un lavoro di pomeriggio, al termine della scuola. Lavora a Piazza Barberini.
Non mi parla. Crede che gli abbia rubato il posto con Rudy. Forse è vero.
Rudy pare essersi invaghito di me. Gli ho dato un bacio in macchina. Tiene la Lancia meglio che una donna…e chissà se mi sposa. Forse terrà me meglio della Lancia.
Dicembre 1961
Roma
Rudy ha chiesto a mio padre se posso uscire con lui. Che coraggio.
Mio padre gli ha detto che se mi fa del male lo fa fuori. Ha la pistola di ordinanza sopra il comò. Fa sul serio.
Comunque ha dato il permesso. Greta piange, ma io l’ho salvata. Rudy ama me. Non lei. Lei si troverà uno adatto alla sua età.
Ho conosciuto sua madre, suo padre, le sue sorelle.
Rudy mi ha regalato delle rose. Il padre di Rudy non è come mio padre. E’ un gran signore. Però sento che mi nascondono qualcosa in quella famiglia.
Gennaio 1962
Roma
Greta è andata via di casa. Ha preso con delle amiche un appartamento a Re di Roma. Mio padre è su tutte le furie. Dice che “quella” ha disobbedito. Così ora Greta non studia più, fuma ed esce di notte. Io no. Di giorno con Rudy.
Rudy mi ha detto che l’ha vista con gente al Testaccio.
Rudy da quando ha incontrato Greta non è più sereno con me. Dice che Greta ci odia.
Sarà…ma io l’ho fatto “per lei”.
Marzo 1962
Roma
Rudy vuole che conviviamo. Gli ho detto che è matto. Si è messo a ridere. Ma la convivenza, dice, la faremo a casa dei suoi. C’è una stanza per loro.
Io non so, mio padre, se dovesse saperlo, mi ucciderà.
Mamma non dice nulla. Greta non c’è. Mio padre è preoccupato per Greta, ma forse sono io quella che lo dovrebbe far preoccupare.
A cena ho accennato a papà che Rudy è serio. Papà tace.
Se tace significa che pensa. Cosa, non so.
Aprile 1962
Roma
Papà mi ha detto che vuole parlare con il padre di Rudy. Mi sento in colpa. Sono sicura che Rudy abbia buone intenzioni, però papà dice che non se ne parla proprio di andare io da lui. Prima si devono conoscere le famiglie e poi se tutto è buono, solo allora pensare al matrimonio.
Io so che sono in torto. Ho sbagliato.
I genitori di Rudy a cena l’altra sera si sono ammutoliti quando ho detto di queste idee. Hanno guardato male Rudy. Dopo cena, contrariamente agli altri momenti insieme alla sua famiglia, mi ha accompagnato a casa.
Giugno 1962
Roma
Sono strana. Vomito e non mi va di mangiare. Ho forse un brutto male?
Rudy mi ha detto che mi porta in ospedale. Io ho fatto la dura, ma in realtà vorrei andare.
Ci ha pensato papà. Sono svenuta e allora mamma ha fatto chiamare l’ambulanza, ma ha fatto prima papà.
Mi hanno visitato. Ho capito che non sono malata. Sono incinta.
Mamma ha urlato. Papà ha dato un pugno nel muro della camera dove sono stata mezza giornata.
Io sto zitta. E ora?
Rudy dovrà sposarmi.
***
Sono passate due settimane dalla mia “scoperta”. Rudy mi ha detto che deve parlarmi. Ho pensato che sarà per preparare la nuova camera per noi dai suoi.
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Mamma ha mostrato il suo armadio. Ci sono i corredi: mio e di mia sorella.
Mamma piange. Forse perché resterà sola.
***
Rudy mi è venuto a prendere, come sempre. Però non siamo andati dai suoi, ma mi ha fatto mangiare in trattoria. Mi ha detto che non può sposarmi. Almeno finchè non potrà liberarsi da sua moglie.
L’ho guardato come fosse un marziano.
Mi è salita la rabbia al cervello. Non ci ho visto più.
Gli ho tirato il posacenere. Il cameriere mi ha trattenuto le mani dal lanciare anche il piatto e la brocca.
Rudy mi ha portato in macchina. La sua Lancia.
“Sei un farabutto”-“Papà aveva ragione.”
“Ti sposerò, sì, ti sposerò. Dai, riconosco il bambino. Vieni a vivere con me. Mia moglie, non la amo. Mi hanno costretto a sposarla.”
“Non ci credo. Non mi dire che avete bambini.”
Silenzio.
Sì, hanno un bambino di tre anni e uno in arrivo.
E io?
Io ho salvato mia sorella e non sono stata capace di salvare me.
E ora?
Quello che nascerà?
Papà, perdonami. Ho tradito la tua fiducia. Non sono più degna di essere tua figlia. Perdonami. Non mi abbandonare.
Marzo 1963
Caro diario. Ti scrivo dopo tanto tempo. Rudy mi ha convinto a stare a casa dei suoi. Io però me ne andrò. E’ nata una bambina. Camilla.
Sì. Bella. Però io non la voglio. Io non ce l’ho con lei. Ce l’ho con lui.
Chi tradisce una volta, tradisce sempre.
1969
Roma
Ultima pagina di diario
Sono passati nove anni. Rudy mi ha scaricato a casa dei miei con la bambina, a bordo della sua Lancia Flaminia.
Vuole bene alla macchina più che a noi due. Ho lasciato Camilla dai miei.
Senz’altro non tradiranno loro. Io però ho segnato la mia vita. Ma mia figlia sarà diversa, perché dai miei errori avrà appreso la lezione.