IL PLURALISMO

Siamo in una società democratica, nata dalle ceneri di una guerra, la seconda guerra mondiale, dalla Guerra Fredda, dagli anni del boom economico degli anni 60, dagli anni della Lotta armata e delle Brigate Rosse, dalla Mafia e dalla Corruzione, dai partiti di destra e sinistra e di centro, dall’Antimafia e dalle stragi… siamo figli e nipoti di un’Italia che ha percorso dei cammini spesso contorti e contrastati.

Siamo figli e nipoti di un cambiamento che in realtà è rimasto sospeso.

La nostra Costituzione fu scritta dalle forze uscite dalla guerra civile, dalla lotta contro il nazifascismo e dalla necessità di un’identità nuova. Furono anni di vendetta fratricida, anni di ricostruzione personale e sociale.

Siamo figli e nipoti di un pluralismo che aveva e ha ancora bisogno di trovare motivazioni e crescita.

Ultimamente però, guardando e ascoltando quanto avviene nel campo politico e sociale, nella cosiddetta cultura e nello scambio con le altre nazioni, si nota che il passato riaffiora e riaffiora anche la contraddizione di un’Italia spesso divisa, tra Nord e Sud, tra ricchezza e povertà, tra analfabetismo e conoscenza, tra religiosità sana e ateismo o indifferenza, tra morale e anti morale.

Personalmente non sono mai stata conformista: anzi!

Non accetto supinamente tutto quello che ci viene propinato, ma rispetto le regole della società, fintanto che queste regole non infrangano i valori personali, familiari, religiosi e morali nei quali credo e che insegno ai giovani!

Non è che si possa dire che viviamo in un tempo esente da difficoltà. Anzi!

Direi che, più nella vita vado avanti, più credo che il pluralismo voglia dire confronto ma soprattutto consapevolezza di radici solide.

Pluralismo significa rispetto, ma prima di tutto rispetto della persona e del suo vissuto, capacità di dialogo ma non annacquamento delle proprie idee dinanzi al nulla, o dinanzi al male.

Mi riferisco a tutte quelle forme di falsa democrazia che sono appiattimento e accettazione passiva o indifferente di tutto quanto si faccia e si pensi.

Spesso si ritiene che lasciare la libertà a tutti sia uguale a non avere criteri.

La libertà non è libertarismo o libertinismo, allargando il concetto a tutte le sfere personali e sociali.

Libertà è saper discernere e saper scegliere bene.

Spesso si lascia che prevalga l’ ipocrisia del “lasciar vivere” piuttosto che l’onestà del “saper vivere”.

Sinceramente appartenere ad una democrazia significa portare avanti ciò che di buono e di vero esista in un popolo ( nella fattispecie quello italiano) e non nell’accettazione imbecille di tutto quanto venga proposto, da chiunque venga e faccia il maestro o il leader del momento!

Il pluralismo è accettabile se non costringe a cedere sui valori, se insegna che esistono dei punti sui quali basarsi per condurre un’esistenza degna, in mezzo agli altri.

Il pluralismo non è relativismo e non è“fare a capriccio” ma dare il proprio contributo personale, affinché la società in cui si vive, migliori e offra ancora possibilità di vita, tali che facciano sperare per il futuro. Per noi e per le nuove generazioni.

Concludendo… pluralismo non è: “tutto mi/ci va bene“.

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