L’ATTENZIONE E IL SILENZIO

Viviamo in un processo d’ordine generale in cui l’attenzione lascia il posto alla fretta, alla cosiddetta “efficienza” e “rapidità” e non ci accorgiamo che stiamo perdendo la cognizione della realtà e del suo contenuto.

Se pensiamo al concetto di “zapping” ossia del continuo cambiare canale, forse capiamo meglio. Da quando sono entrati nella nostra quotidianità i mass media: dalla tv allo smartphone, dall’ipod all’apple watch, dal suono 4D a quello 8D, insomma da quando non siamo più soli con il nostro silenzio e con la nostra riflessione, abbiamo perso il potere di selezionare le fette della nostra realtà.

Esiste una realtà condivisa, ossia quella trascorsa in mezzo alla gente, nel tran tran del nostro lavoro e delle relazioni ed esiste una realtà personale, fatta di ricordi, conoscenze, consapevolezze razionali e irrazionali.

L’attenzione è una selezione: prima percepiamo quello che ci sta intorno o che fa parte di noi, poi successivamente comprendiamo le sequenze date da pensieri, azioni e intuizioni.

Credo che fino a trent’anni fa la nostra mente fosse più strutturata, così come le nostre giornate.

Ora le nuove generazioni sono certamente più veloci ma meno profonde: dinanzi ad una pagina di studio sembra che abbiano più intuizione, ma dinanzi al suo significato sono lenti a comprendere perché hanno perso ciò che per la generazione del secolo scorso era la forza dell’attenzione.

Certamente non possiamo demonizzare ciò che lo sviluppo umano sia riuscito a fare, con la genialità delle persone: ora si può conoscere ciò che si è prodotto da quando esiste la scrittura e anche prima…però manca quello che è basilare.

A che porta la fretta? Una persona può vivere fino a ottanta novanta cent’anni, ma la qualità delle sue cognizioni non ha la stessa età biologica.

Una persona è distinta dall’altra, ognuno di noi ha percezioni della realtà distinte e molteplici.

Molto fa il DNA e molto fa il modo in cui abbiamo applicato la nostra mente a conoscerci e a conoscere.

Se all’improvviso sparissero tutti i mezzi di comunicazione sociale, sono quasi certa che molte persone andrebbero in crisi, perché si troverebbero all’improvviso dinanzi al silenzio e non sarebbero in grado di gestirlo, perché esso fa paura.

Però il silenzio e l’attenzione ai propri vissuti e alla giusta ed obiettiva conoscenza del mondo sono la chiave vincente per procedere bene nella vita e soprattutto aprono tunnel di conoscenza che nessuna Intelligenza Artificiale potrebbe distruggere.

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