Fred Uhlman è stato uno scrittore tedesco di religione ebraica vissuto durante il nazismo.
Nacque in Germania, a Stoccarda, nel 1901 da una famiglia ebrea; studiò a Friburgo, Monaco e Tubinga dove, nel 1923, si laureò in Legge.
Il 23 marzo 1933, poco prima che Hitler prendesse il potere, Uhlman ricevette una telefonata da un amico che lo invitava a scappare a Parigi, subito.
Compreso il messaggio, il 24 marzo Uhlman fuggì in Francia, e il 25 si stabilì a Parigi per iniziare una nuova vita. Qui, tuttavia, incontrò molte difficoltà. Per vivere Uhlman si mantenne come pittore e pescatore.
Nell’aprile del 1936 si trasferì a Tossa de Mar, un piccolo villaggio di pescatori sulla Costa Brava in Spagna, ma di lì a poco scoppiò la guerra civile spagnola e quindi in agosto Uhlman decise di tornare a Parigi, passando per Marsiglia. Mentre stava facendo una telefonata da un caffè a Diana Croft, un’amica londinese conosciuta a Tossa de Mar, gli venne rubato il portafogli, contenente la maggior parte dei suoi soldi e il suo passaporto. Uno straniero in Francia senza passaporto diventava di fatto un apolide soggetto ufficialmente a persecuzioni, all’arresto ed a una possibile espulsione. Demoralizzato e in preda alla disperazione, diede il suo numero di telefono di Parigi al titolare del bar, e continuò il suo viaggio verso la capitale. Il giorno dopo ricevette una telefonata dal suo albergo; il chiamante lo informò che aveva il portafogli e il passaporto e li avrebbe inviati a Uhlman il giorno seguente.
Il portafogli e il passaporto arrivarono l’indomani.
Il 3 settembre 1936, Fred Uhlman sbarcò in Inghilterra senza soldi e senza conoscere una parola d’inglese. Due mesi dopo, il 4 novembre 1936, sposò Diana Croft.
Nove mesi dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel giugno 1940, Uhlman, insieme a migliaia di stranieri originari di paesi nemici, fu confinato dal governo britannico sull’Isola di Man. Fu rilasciato sei mesi dopo e si poté ricongiungere con la moglie Diana Croft e la figlia, nata durante l’internamento.
Uhlman fece la sua prima mostra personale presso la Galerie Le Niveau a Parigi nel 1935. A Londra, espose alla Zwemmer Gallery nel 1938, e da allora cominciò ad esporre regolarmente in mostre personali e collettive in tutta la Gran Bretagna. Nel 1971 pubblicò la sua opera più famosa: il romanzo L’amico ritrovato (Reunion). Iniziò così la Trilogia del ritorno, che comprende anche Un’anima non vile e Niente resurrezioni, per favore. Inoltre pubblicò l’opera autobiografica Storia di un uomo.
L’amico ritrovato ebbe un immediato successo ed è stato tradotto in diciannove lingue; nel 1989, ne è stato tratto l’omonimo film di Jerry Schatzberg.
L’amico ritrovato è un romanzo breve che racconta l’amicizia tra un ragazzino ebreo, di nome Hans Schwarz, e il coetaneo tedesco Konradin von Hohenfels.
Il libro è ambientato durante la dittatura nazista in Germania (1933-1945) ed è ispirato alla vita dell’autore: l’amicizia tra Hans e Konradin è messa a dura prova dalle leggi razziali, tanto che Hans dovrà fuggire all’estero e scoprirà la verità sul destino dell’amico solo dopo la Seconda guerra mondiale.
Siamo nel 1932 a Stoccarda e la narrazione si apre con Hans Schwarz, un ragazzino ebreo appartenente a una famiglia borghese e colta. Il padre di Hans è un medico e un ex soldato insignito durante la Prima guerra mondiale con la Croce di Ferro e nutre un forte sentimento nei confronti della patria.
Un giorno nella sua classe arriva un ragazzino di famiglia nobile, Konradin von Hohenfels, che mantiene un atteggiamento sostenuto e non lega con nessuno dei compagni; la famiglia gli ha infatti trasmesso un sentimento di superiorità rispetto agli altri, che deriva dall’onore di appartenere ad una delle famiglie più importanti del Paese. Tuttavia, Hans si sente attratto da Konradin e un giorno riesce a vincerne la timidezza mostrando in classe la sua collezione di monete. Grazie a questa, i due ragazzi diventano amici, e Konradin si reca spesso a casa di Hans, di cui conosce i genitori e che frequenta quotidianamente.
I due stringono un legame particolarmente forte, che li porta a conversare sia di argomenti leggeri e spensierati sia di temi impegnativi, come l’esistenza di Dio o il significato della morte.
L’unico punto oscuro nel loro rapporto è relativo all’atteggiamento di Konradin nei confronti dei propri genitori: egli infatti invita Hans a casa propria solo quando questi sono assenti. Una sera, in occasione di una rappresentazione teatrale, Konradin, in compagnia della madre, ignora addirittura l’amico, fingendo di non conoscerlo.
Quando Hans chiede il perché di questo atteggiamento a Konradin, egli spiega che i genitori – e la madre in particolare – hanno idee antisemite e non vogliono che il figlio frequenti ragazzini ebrei. La situazione peggiora con l’avvento di Adolf Hitler al potere, nel 1933: a scuola si diffondono pregiudizi ostili agli ebrei (anche da parte degli stessi professori) e tesi a sostegno della superiorità della razza ariana. In un’occasione, Hans viene anche alle mani con dei compagni di classe che l’hanno insultato in quanto ebreo. Hans e Konradin vedono così allentarsi i loro rapporti. Intuendo il pericolo per il figlio, i genitori di Hans lo mandano da dei parenti in America; Hans abbandona così la scuola poco prima di Natale. Appena prima della partenza di Hans, Konradin scrive all’amico e, sebbene nella sua lettera attesti la stima nei suoi confronti, egli ammette la fascinazione per Hitler. I genitori di Hans, poco dopo la sua partenza, si suicidano.
Negli Stati Uniti Hans studia legge in prestigiose università e si ricostruisce una vita, rifiutando di tornare in Germania e di sapere qualsiasi cosa sul destino di Konradin, in un misto di paura e di dolore per ciò che è successo. Molti anni dopo riceve un opuscolo del suo vecchio liceo di Stoccarda con la richiesta di un contributo per la costruzione di un memoriale agli studenti caduti in guerra. Hans ha il coraggio di scoprire cosa è successo a Konradin ma, poco prima di stracciare l’elenco, si fa coraggio e lo apre alla lettera “H”. Qui legge che Konradin von Hohenfels è stato giustiziato perché implicato nel piano per uccidere Hitler.
Il romanzo breve di Uhlman affronta molti temi importanti, come l’amicizia adolescenziale, il peso delle differenze sociali, l’insensatezza delle discriminazioni razziali, il coraggio di compiere scelte scomode, l’orrore della guerra e del regime nazista.
La narrazione è in prima persona, in quanto è Hans che ci racconta direttamente con la sua voce ciò che è stata la sua vita, concentrandosi sugli eventi drammatici che lo hanno allontanato dalla Germania e dal suo amico Konradin. Questa scelta favorisce l’immedesimazione del lettore negli eventi e nella psicologia dei personaggi, permettendo di seguire dall’intervento l’evolversi delle vicende e di venire sorpresi dal “colpo di scena” finale, che ricongiunge, a distanza di anni, Hans e Konradin.
Tema centrale dell’opera è quindi l’amicizia che nasce, si consolida, si spezza e si ricompone tra i due protagonisti principali; questo sentimento si dimostra più forte e duraturo sia degli eventi storici che separano Hans e Konradin che dell’odio strisciante verso gli ebrei alimentato dal regime nazista. Ciò non toglie che i due amici siano diversi tra loro: Hans, di estrazione sociale borghese, è un ragazzo semplice e timido; è subito colpito dalla differenza di Konradin rispetto agli altri compagni di classe e ne desidera l’amicizia e la confidenza. Konradin invece è una figura certamente più complessa: egli è altero e solitario, consapevole della sua diversità sociale, rispetto agli altri, ma al tempo stesso avido di affetti genuini. La scoperta finale di Hans indica che, nonostante la delusione di Hans, il legame tra i due era davvero profondo ad autentico: Konradin, resosi conto dell’errore commesso, non esiterà a sacrificare la propria vita nel tentativo eroico di far cessare l’incubo nazista.